venerdì 21 dicembre 2012

UOLCMEN: Soundtrack to your Apocalypse!

Bene, eccoci arrivati al fatidico 21 Dicembre 2012. Per ora ci siamo ancora, ma la giornata è lunga e per ogni eventualità, noi dell'Associazione Culturale Kenemèri, abbiamo deciso di regalarvi un po' di noi scegliendo delle canzoni che accompagnino questo momento catastrofico.
I generi sono diversi, noi siamo molto diversi l'uno dall'altra, ed è curioso notare come ognuno di noi abbia deciso di affrontare il fantomatico cataclisma con un sentimento diverso: c'è chi predilige l'amore, chi la voluttà, chi la rabbia, chi l'ironia, insomma ce n'è per tutti i gusti, perciò bando alle ciance e buon ascolto!

- Camilla Fois
L'apocalisse sta arrivando? Ok, io sono pronta! Se proprio devo morire, che sia con classe e una certa dose di ammorbante eccitamento, e il resto non conta più. Buona Apocalisse a tutti. 
La mia scelta è "Sextape" dei Deftones.




- Davide Boldrini
"Perché che cos'è l'Apocalisse, la fine del mondo, se non il più grande ultimo amore, struggiamoci di passione attendendo che si spengano le luci..."
La mia scelta è "Ultimo Amore" di Vinicio Capossela.



- Giorgia Matzeu
Perché neanche durante l'Apocalisse resterai solo. Dammi le tue mani.
La mia scelta è "Rock'n'roll Suicide" di David Bowie.



- Massimo Manno
Se Apocalisse sarà: 
"We seek only reprieve
and welcome the darkness
the myth of  a meaning, so lost and forgotten
take hold of my hand
for you are no longer alone
Walk with me in Hell"
La mia scelta è "Walk with me in Hell" dei Lamb of God.



-Stefano Pau
Nell'ultimo giorno dell'umanità sul pianeta terra non posso rinunciare alle grandi passioni che sono riunite in questa canzone: musica, citazioni letterarie, sarcasmo, epocali grattate di palle scaramantiche e il numero 16. L'unico cruccio è che se tutti muoiono non potremo avere una degna, degna sepoltura. Ma sì, in fondo chi se ne frega. Ci si vede su Venere.
La mia scelta è "Urna" degli Elio e le Storie Tese.




- Valentina Fois
Andiamo verso l'infinito tutti in acido e la fine del mondo non ci sembrerà poi così brutta! 
Yeeee!!! 
La mia scelta è "White Rabbit" dei Jefferson Airplane.


- Michela Matzeu
Perché voglio che la fine del mondo sia scandita dai battiti della batteria di Olmo e dai grugniti di miss Piggy.
La mia scelta è "Bohemian Rhapsody" rifatta dai Muppets.


- Luca Senis
Perché se le nefaste teorie New Age dovessero aver fondamento non vorrò avere rimpianti, sarò pronto, ubriaco e con qualche peccato in più.
La mia scelta è "Savonarola" di Giorgio Canali e Rossofuoco.


- Tiziana Frau
Perché alla faccia dei maya, io sopravviverò.
La mia scelta è "La fine di Gaia" di Caparezza.


- Alessandra Puddu
Perché questa canzone? Semplicemente perché è fantastica, no?!In realtà vorrei davvero fosse la colonna sonora dei miei ultimi respiri..è una canzone che mi ha sempre fatta sognare.
La mia scelta è "to Sheila" de The Smashing Pumpkins.

Gavino Santucciu
Credo che le cause che porteranno alla fine del mondo non saranno accidentali ma assolutamente dipendenti dall’agire umano. La guerra ne è l’esempio più chiaro. Molte canzoni hanno avuto come tema i conflitti bellici. Ma questa credo che sia la più bella, sia per la totale mancanza di retorica sia per la capacità di creare un atmosfera angosciante e affascinante allo stesso tempo. Un capolavoro.
La mia scelta è "Cupe Vampe" dei C.S.I.


- Stefano Boldrini
Così ci si fa 'na risata in punto di morte.
La mia scelta è "Stayin' Alive" dei Bee Gees.

-Antonio Matzeu
Che la fine del mondo sia solo un bel naufragio che mi porti lontano dalla nave dove tutti danzano.
La mia scelta è "Onda su Onda" di Paolo Conte.


- Cristina Mocci
La mia scelta è "Esiste Cura" dei Congegno



Manca qualcuno per poco tempo, per sviste, per la lontananza e altri motivi, ma vi vogliono comunque bene.  Andrea Pinna, Manuel Serpi e Francesco Frisco Aresti.

Bene, ci avviamo alla conclusione. Speriamo che abbiate gradito le nostre scelte, noi abbiamo creato una compilation da mandare random nel bunker che l'Associazione ha costruito appositamente per questa occasione, se il mondo non finirà lo useremo per degli ottimi festini!
Tutta la Kenemèri ha scelto "I Will Survive" di Gloria Gaynor.

Goodbye, cruel world!


L'Associazione Culturale Kenemèri
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giovedì 13 dicembre 2012

K - indice


A breve vi faremo sapere dove potete trovare il nostro K - Rivista Aperiodica Autoprodotta, nel mentre, se volete sapere cosa c'è dentro e di cosa parla questa misteriosa rivista potete dare uno sguardo all'Indice.
Rimanete su queste frequenze!


lunedì 10 dicembre 2012

K - Rivista Aperiodica Autoprodotta

Abbiamo fatto tutto senza clamore, incerti sino all'ultimo del risultato finale. Ora che lo abbiamo tra le mani non potremmo essere più fieri di questo primo numero di K, la nuova rivista dell'Associazione Culturale Kenemèri. Presto potrete trovarla in molte edicole del circondario o durante le nostre iniziative, con soli 3 euro vi potrete portare a casa una rivista autoprodotta di 40 pagine.
Cos'altro aggiungere? Solo una piccola anteprima di 8 pagine in cui potrete leggere l'Intro con cui la redazione si presenta e presenta il suo nuovo orgoglio.

EXTRAS: L'oroscopo di Dicembre


Ariete: centrare gli obiettivi sarà un gioco da ragazzi, ma attenzione alla salute. Non sottovalutate i segnali d’allarme.

Toro: è il momento giusto per programmare il futuro. Tenete conto di tutti i fattori e non avrete brutte sorprese.

Gemelli: vi aspettano molti cambiamenti. Se riuscirete ad avere una mentalità aperta adattarsi sarà più facile di quanto crediate.

Cancro: gli ottimi guadagni di questo mese vi spingeranno al divertimento. Tra una festa e l’altra potreste trovare anche l’amore.

Leone: dovrete fare buon viso a cattivo gioco. Chissà che stavolta non impariate un’importante lezione.

Vergine: fate attenzione a ciò che vi sembra troppo bello per essere vero, potreste essere vittime di un inganno. 

Paolino Fox approva l'oroscopo di Kenemèri
Bilancia: sia nel lavoro che in amore una ritrovata consapevolezza vi aiuterà a fare le giuste scelte e a ritrovare la felicità.

Scorpione: il lavoro dei mesi passati darà i suoi frutti rendendovi soddisfatti e sereni. Questo gioverà anche al rapporto di coppia.

Capricorno: vi attende un mese frizzante. Usate la vostra carica positiva per organizzare qualcosa di speciale con le persone che amate.

Sagittario: questo mese potreste stupirvi di voi stessi e scoprire la gioia di un rapporto stabile.

Acquario: l’intesa col partner potrebbe scricchiolare. Cercate di essere meno infantili e dimostratevi affidabili.

Pesci: fissare delle scadenze potrebbe spronarvi a realizzare quell’impresa che da tanto vi prefiggete e a dedicarvici con costanza.









giovedì 6 dicembre 2012

PREVIOUSLY ON #9



Oggi vi voglio parlare di una serie tv che secondo me rappresenta la vera novità di questo 2012 ormai agli sgoccioli: sto parlando di Newsroom.
Il serial racconta il dietro le quinte di un notiziario di una tv via cavo negli Stati Uniti, e nello specifico segue la vita dell'anchorman Will McAvoy, della sua produttrice esecutiva e del suo staff. Ora a sentire la trama penserete “sì, ma che noia!” e invece no, studiato nei minimi particolari e con  dialoghi al fulmicotone, velocissimi e molto intelligenti, una puntata da un'ora scorre velocissima, come stessimo guardando un film d'azione. Il creatore è Aaron Sorkin, sceneggiatore, tra gli altri, di The social network e Codice d'onore, molto conosciuto e apprezzato negli States.
Will McAvoy, interpretato dal bravissimo Jeff Daniels (Good Night, and Good Luck, Scemo & più scemo), dopo anni di notiziari spazzatura grazie all'intervento della sua produttrice esecutiva decide di provare a fare nuovamente una trasmissione informativa seria e puntuale, quasi affrontando una sfida impossibile, paragonata alla vana azione donchisciottesca.
Newsroom è un telefilm intelligente che apre un nuovo punto di vista sul mondo USA, e su come questi guardano il mondo, anche grazie all'utilizzo metodico di notizie realmente accadute.
Il protagonista è un repubblicano che appare molto più vicino ai democratici (e alle posizioni di Sorkin), ma a prescindere dai credo politici o dalle varie influenze degli attori principali Newsroom rimane pur sempre una serie tv Americana con la A maiuscola, con tutte le conseguenze (positive e negative) che si possono immaginare.
Se vi piacciono le serie brillanti, con dialoghi veloci e divertenti, se vi piace avere un nuovo punto di vista su una nazione così vicina ma così distante, guardatevi Newsroom. Non ve ne pentirete.

lunedì 3 dicembre 2012

24effepiesse: Once Upon a Time in America

«As boys, they made a pact to share their fortunes, their loves, their lives. As men, they shared a dream to rise from poverty to power. Forging an empire built on greed, violence and betrayal, their dream would end as a mystery that refuse to die.»
 «Da ragazzi, hanno fatto un patto per condividere le loro fortune, i loro amori, le loro vite. Da adulti, hanno condiviso il sogno di sollevarsi dalla miseria al potere. Fondando un impero costruito sull’avidità, sulla violenza e sul      tradimento, il loro sogno sarebbe finito in un mistero che si rifiutava di morire. »

 Spesso capita di stare a casa con amici e sentirsi chiedere in maniera un po’ bastarda: “Consigliami un film, che stanotte non so cosa fare..” così da trovarti immerso, nei minuti seguenti, nei classici dubbi amletici, tipo: “Mah, ce ne sono tanti, non saprei, di che genere?Recente? Boh, ne ho visto uno da poco ma non mi è piaciuto tantissimo (paraculata), prova a guardare questo….” Et voilà: rovinata una salda amicizia con il primo nome di merda che ti passa in mente, magari finendo anche bollato come quello che guarda filmacci. Per evitare simili situazioni, da quasi 10 anni vado ormai sul sicuro: 220 minuti, regia di Sergio Leone e musica del grandissimo Ennio Morricone.

Ed ecco a voi C’era una volta in America, ultimo film diretto dal maestro (1984) e terzo della cosiddetta trilogia del tempo (C'era una volta il West e Giù la testa). Già con questi presupposti se non l’avete visto, potreste smettere di leggere e iniziare a guardarlo. La prima volta che lo vidi avevo forse 14 anni e ne rimasi sconvolto, tutt’oggi è probabilmente il mio film preferito. La pellicola nasce da un progetto decennale del regista, che si discosta della propensione western dei precedenti film e racconta, attraverso l’uso del flashback e di frequenti sbalzi temporali, la vita di 4 ragazzi, "Patsy", "Cockeye", "Noodles" e "Max", spalmata e mescolata ad arte in un déjà vu di circa 45 anni dell’America Gangster del primo ‘900. L’arco temporale è suddiviso a sua volta in 2 blocchi principali, frazionati in 3 date fondamentali: 1923 - 1933 - 1968. David "Noodles" Aronson, interpretato da un meraviglioso Robert de Niro, è il protagonista principale accanto a Maximilian "Max" Bercovicz, un James Woods nella (forse) più bella interpretazione della sua carriera. Le varie sezioni della storia si separano e si rimescolano in varie porzioni senza però creare caos. Si parte dal ’68 e si cade nei ricordi. I due, amici inseparabili fin dall’infanzia, capeggiano una piccola banda nel quartiere ebraico della New York anni '20, compiendo scippi, furti, ricatti. Dieci anni più tardi, ormai adulti e in affari in pieno proibizionismo, portano a termine “lavori” per boss molto rilevanti e influenti.
Benchè violenze e brutalità (spesso gratuite, ma funzionali allo stile realistico voluto dal regista) non manchino, tutto ha un alone appassionato, suggestivo, condito da una fondamentale storia d’amore e un' infedele ma indissolubile amicizia. Il tempo ne è però l’elemento essenziale, l’oppio un felice contorno, e un fondo comune in una cassetta di sicurezza alla stazione risulta, a sorpresa, essere il punto saliente della trama. Il film è senza dubbio un Capolavoro indiscusso del cinema, e merita di entrare nel proprio bagaglio culturale e cinematografico, sia per la parte tecnica che per la parte sonora; ma non voglio anticiparvi altro, finirei nello sgradito spoiler. Che dire, Grazie Sergio, e buona visione.

Il trailer:



giovedì 29 novembre 2012

UOLCMEN: Playlist 5: piove, piove e la paranoia non si muove!

Recentemente mi è capitato di passare nel bel mezzo di un momento nero, di quelli in cui gli unici sentimenti che si provano sono paranoia, costrizione, oppressione. Per fortuna passano, ma in quel momento tutto è condizionato da quella nefasta sensazione che ci appesantisce. 
Quindi ne risentono vestiario, letture, e sopratutto musica. 
Già, la playlist paranoia è arrivata a compimento, dopo anni di studio è fuoriuscita dal suo angolino. Segue una linea precisa che va dal leggero tormento sino all'insopportabile oppressione sonora, e ho anche eliminato le cose più "pesanti" (quelle da Cold Meat Industry per intenderci) per renderla leggermente più abbordabile anche da chi non predilige le tonalità di nero vestite, o travestite! 
Il primo gruppo che mi è venuto in mente sono i Radiohead ( devo ammettere, però, dietro consiglio di un'amica), che nonostante non rientrino appieno nelle mie grazie, sono adattassimi alla sospensione emotiva dei primi dubbi che si insinuano. Essere fobici è dura e "No Surprises" è la giusta colonna sonora dell'accorgimento. Altra chicca imperdibile è "Immortality" dei Pearl Jam, dall'album "Vitalogy", perla di rara bellezza, ma anche di rara tristezza. L'inquitudine, procede adagio, e passa per "The Sound of Silence" dei Simon & Garfunkel, vera regina dei momenti peggiori della mia vita, e siamo solo all'inizio. 
Naturalmente non si può proseguire senza dare un po' di spazio alla Dark Wave degli anni '80, che da sola ha prodotto abbastanza gruppi tormentati da riempire migliaia di playlist. Ho deciso di omaggiare la succitata scena con due brani che amo particolarmente, ma che non riuscirei ad ascoltare due volte di fila neanche sotto tortura, ovvero "Charlotte Sometimes" dei Cure di Robert Smith, e "Decades" dei Joy Division per me migliori, quelli di "Closer". 

La claustrofobia aumenta, ma prima di passare all'artiglieria pesante propongo i Cold con "Insane", eletta da me la canzone più triste del '98, e lo è stata, anche se ha un leggero retrogusto di dolcezza. 
Volevo aggiungere a questa playlist un tocco di eleganza, perché alcuni sentimenti si insinuano adagio nella nostra vita e, ad esempio la delusione, che è uno di questi, è resa da una sola canzone: "Verne" dei Novembre. 
L'ultimo trittico è "roba" pesante. Le tre canzoni più ossessionanti che mi sono sentita di suggerire e sono "Gone" dei Katatonia, "Prove me Wrong" dei Misery Loves co. e "Black Mass" degli Electric Wizard. 
La prima è di un album del '98, "Discouraged Ones", che ha segnato l'elezione dei Katatonia a paladini della tristezza internazionale, io ho apprezzato particolarmente la svolta della loro musica verso queste sonorità, e quindi ascolto ancora spesso questo bellissimo album. I Misery Loves Co. non sono tristi a prescindere, anzi, hanno una certa carica nella loro muisca, ma questa particolare canzone mi ha sempre colpita per la sua estrema ossessività. 

Infine, gli Elctric Wizard erano assolutamente d'obbligo, l'ossessività è nel loro DNA, la mia prima scelta è stata "Funeralopolis", ma poi ho optato per la recente "Black Mass", solo per non rendere troppo pesante l'atmosfera, ma immagino che ormai sia tardi per farmi scrupoli. 
Bene un'altra avventura è finita, ora metto da parte il velo nero ed esco in giardino a godermi un po' di sole (l'articolo è stato partotito in un giorno di sole n.d.r.). Ops, forse non avrei dovuto scriverlo, ora ho rovinato l'immagine tetra che ho tentato invano di dipingere! Adieu mes amis! 


Qui potete godervi la playlist:


lunedì 26 novembre 2012

Altrove: Barcellona

Per tutti gli amanti dei viaggi, oggi vi voglio parlare di una città che ho visitato di recente, Barcellona. Partendo dall'aereoporto di Cagliari impiegherete circa 1 ora e 30 minuti per atterrare a Girona. Vi chiederete perchè Girona, e non l'aereoporto di El Prat che dista solo 12 km dalla città. Ebbene dovete sapere che le offerte Ryanair super scontate (ad esempio 20 euro per un volo a/r) sono molto più frequenti per Girona, e prenotando tutto all'ultimo momento è difficile riuscire a trovare voli a basso costo per El Prat. 
Da Girona arrivare a Barcellona è semplicissimo; subito fuori dall'aereoporto troverete numerosi autobus che in circa 1 ora e 10 minuti di viaggio, per il prezzo di 15 euro, vi porteranno alla stazione nord di Barcellona, proprio a due passi dall'Arco di Trionfo. 
Trovare alloggio nella città è semplicissimo: troverete soluzioni adatte a soddisfare tutte le vostre esigenze. Posti letto in dormitori, ostelli, b & b, residence e alberghi di lusso. Io, ad esempio, ho optato per la scelta di un residence di medio livello (forse un tre stelle dato che il prezzo medio a notte per persona era di circa 30 euro); una camera doppia con bagno privato, tv, aria condizionata e un fantastico balconcino, abbastanza ampio da poter cenare all'aperto, che dava sul parcheggio interno del residence. A chiunque potesse interessare, sto parlando della Residencia Erasmus Gracia, situata nella via Torrent de Olla al numero 212. La zona è molto tranquilla, piena di negozi, bar, ristoranti, pizzerie e supermercati dai prezzi modici. La fermata della metro è a due minuti di camminata dal residence, davvero una cosa positiva quando si arriva con le valigie! 
Il Quartiere Gotico
Barcellona è una città caotica, trafficata e rumorosa, piena di vita e di gente proveniente da tutte le parti del mondo. Sarà difficile che possiate annoiarvi. La rete metropolitana è efficiente, puntuale e semplice da capire (basta seguire i colori!), ma vi consiglio di muovervi prevalentemente a piedi se volete davvero ammirare la città nella sua completezza e se non volete lasciarvi sfuggire neanche il minimo monumento. Vagando per i quartieri infatti la vostra attenzione sarà catturata da mille dettagli e altrettanti particolari architettonici che vi lasceranno a bocca aperta. 
La prima tappa che vi suggerisco di fare è quella nel quartiere (Barrio) gotico: un gomitolo di stradine umide e strette dove sono numerosi i negozi di antiquariato e le botteghe. Da non perdere sono sicuramente una visita alla Catedral, fondata nel 13° secolo e completata nel 15°, il Museu Frédéric Marès, la Plaça del Rei, il Museu d’Història de la Ciutat, e infine la Plaça de Sant Jaume, dove si trovava il forum, la piazza pubblica della colonia romana, dove si svolgevano tutti gli eventi della vita quotidiana e pubblica. Il nome di Jaume viene dalla chiesa che vi sorgeva fino al 1824. Oggi vi si fronteggiano gli edifici del municipio (Ajuntament) e del governo catalano (Generalitat). 
Rambla
La seconda tappa che vi consiglio è quella nella Rambla, dove realmente batte il cuore pulsante della città. Quest’arteria popolare soddisfa tutte le curiosità: le varie e innumerevoli bancherelle, i richiami dei commercianti del Mercat de la Boqueria (sorto nel 1860), l’Església de Betlem, iniziata nel 1681, rifugio delle beghine e nucleo degli edifici occupati dai gesuiti fino alla loro espulsione (1767) e il cui interno fu incendiato durante la Guerra Civile nel 1936, i saltimbanchi, gli uomini-statua, i pittori, i musicisti e gli artisti di strada. Il primo impatto visivo a cui sarete sottoposti sarà quello di Plaça de Catalunya: una piazza ampia e irregolare, sorta quando furono demolite le mura nel 1854, che funge da cerniera tra la città vecchia e l’Eixample. Fu ristrutturata nel 1927 ed è il centro nevralgico della città. Passeggiando per La Rambla vi imbatterete nella Casa Beethoven, dove da quasi un secolo vengono riunite le partiture, i testi e i libretti di ogni possibile brano musicale, nel Grand Teatre del Liceu, inaugurato nel 1847, e che nonostante due incendi, uno nel 1861 e uno nel 1994, ancora vi colpirà per il suo splendore, e nella Plaça Reial. Se camminare non vi spaventa, percorrendo tutta La Rambla arriverete a Barceloneta e alla sua spiaggia. Il paesaggio è dominato dal Monumento a Cristoforo Colombo, una colonna alta 60 metri eretta in occasione dell’Esposizione Universale del 1888, come omaggio al navigatore. Se vi viene voglia di vedere il porto imboccate l’elegante Rambla de Mar, una passerella aerea e mobile che come un’onda di metallo dal 1994 si staglia nel cielo e che conduce al Moll d’Espanya, ora un prolungamento della città. Da non perdere sono anche la visita all’Esglèsia de la Mercè, al carrer Ample e al carrer de la Mercè. Lungo la Ronda del Litoral potrete visitare il Museu d’Historia de Catalunya, e il Palau de Mar, oggi sede del Museo di storia della Catalogna. 
Il quartiere del Raval, più noto con il nome di Barrio Chino, un tempo regno di travestiti, prostitute, delinquenti e commercianti ambigui, brulica di artisti, vecchie botteghe e stradine labirintiche. Purtroppo questa è stata la tappa più breve del mio viaggio ma vi posso comunque consigliare di non lasciarvi sfuggire il Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, il Museu d’Art Contemporani (inaugurato nel 1995) e il Palau Güell, opera del 1888 di Gaudì. Arrivando con la metro a Urquinaona il primo edificio in cui vi imbatterete sarà il Palau de la Música, costruito nel 1908 e dal 1997 riconosciuto come parte del patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Resterete affascinati dalle sue fastose decorazioni. Da non pedere sono anche il Mercat de Santa Caterina, un mercato alimentare sorto nel 1848 e il cui nome deriva dal convento che ne occupava il sito, il Museu Picasso (il museo più visitato di Barcellona) e la chiesa di Santa Maria del Mar, costruita all’inizio del 14° secolo e che in origine sorgeva appunto in riva al mare. 
Arco di Trionfo
Tappa obbligatoria è anche quella all’Arc de Triomf; non solo segnava l’ingresso al Parc de la Ciutadella ma al suo interno vi troviamo anche il Museu de Ciènces Naturals, l’Umbracle (che ospitava un tempo la scuola botanica), l’Hivernacle (una serra di vetro e metallo, oggi trasformata in caffè), e il Parc Zoològic. 
Per questioni di tempo non sono riuscita a visitare né Plaça d’Espanya, nei cui pressi si trova il Museu Naciónal d’Art de Catalunya, né Plaça Europa. Saranno sicuramente le prime tappe del mio prossimo viaggio in questa bellissima città. In questo quartiere da non perdere sono anche la Torre de Calatrava, il Palau Sant Jordi, il Jardi Botanic (inaugurato nel 1999 e coprente una superficie di 14 ettari), l’Estadi Olímpic e la Fundació Joan Miró. La scusa per un futuro viaggio a Barcellona sarà anche la visita al Castell de Montjuïc (nome derivato dalla collina su cui sorge, appunto il Montjuïc, detto il ‘monte degli Ebrei’, o ‘monte di Giove’) al quale si arriva tramite la funicolare.
Casa Calvet
L’Eixample è invece un quartiere prestigioso, impregnato di lusso, caos e rumore. Lo raggiungerete fermandovi con la metro a Diagonal. Da qui a pochi passi vi imbatterete nella Casa Milà, l’ultimo stupefacente edificio civile costruito da Gaudí tra il 1905 e il 1910, chiamata ai suoi tempi con disprezzo la Pedrera (pietraia) per la sua facciata ondeggiante, più simile a una scultura che a un'opera architettetonica. Se invece preferite scendere a Catalunya non dovete perdervi la Casa Calvet, (luogo di origine del signor Calvet, un produttore tessile che fece costruire la casa per ospitare gli operai e gli uffici delle manifatture tessili), il primo edificio di Antoni Gaudí e l’unico con cui l’architetto vinse un premio. Nelle vicinanze dell’Eixample sorge un quartiere residenziale meta turistica d’eccezione perché accoglie alcuni fra i monumenti più emblematici della città, tra cui la Sagrada Familia, opera lasciata incompiuta da Gaudí e simbolo della città, e la Casa Macaya. Gaudí non aveva che 31 anni quando gli venne dato l’incarico del progetto della Sagrada. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1926, i lavori sono proseguiti in modo sempre più controverso tanto che negli anni sono stati molti gli artisti che ne hanno criticato l’evoluzione del cantiere. Si tratta di una costruzione monumentale e complessa, tuttora in fase di costruzione (la fine dei lavori è prevista intorno al 2030), che assorbì le sue energie fino alla morte, esemplificando l'associazione tra arte, architettura e vita che caratterizza l'intensa opera di Gaudí. Oggi la Sagrada è sempre più lontana dai progetti originali del maestro e, sinceramente, anche dalla semplice osservazione, si può notare come questa ormai sia un melange di stili che invece di arricchirne la maestosità ci portano ad interrogarci sul significato del buon gusto. Gaudí fu il massimo esponente del modernismo catalano. I barcellonesi lo soprannominarono da quel momento "l'architetto di Dio" e venne sepolto nella cripta della Sagrada Família. 
Il panorama che offre il Park Guell
Vi voglio ora parlare dell’opera che più mi ha colpita, affascinata e impressionata durante questo viaggio: il Park Güell. Quasi per caso, in un grigio giorno di pioggia dove avventurarsi per i quartieri della città sarebbe stato rischioso, decidemmo di fare due passi a perlustrare la zona intorno al residence. Fu così che ci imbattemmo nei cartelli indicanti la strada per il parco. Realizzato fra il 1900 e il 1914 da Gaudí, è un indiscutibile gioiello architettonico, riflesso del genio e della fantasia dell’artista catalano. In esso natura, scultura e architettura si confondono in una grande maestria artigianale. L’opera si integra magistralmente al paesaggio naturale e più volte lo riproduce: sono un esempio la passeggiata coperta con colonne che hanno le forme dei tronchi degli alberi o delle stalattiti, le fontane, le arcate artificiali di roccia, le mura di cinta che seguono il profilo sinuoso della montagna su cui è costruito il parco. La vista sulla città è stupefacente, consentendo una veduta d’insieme, fino al mare e oltre i campanili della Sagrada Familia. Il parco si trova infatti su una collina nella parte ovest di Barcellona, alle pendici del monte Tibidabo e nasce dall'idea del committente di Gaudì di realizzare una città-giardino sull'esempio di quelle inglesi, cioè centri abitati dove sia possibile unire le case agli elementi naturali del luogo. Delle 60 case costruite, però, solo due sono state abitate (in una si trasferì Gaudì con la famiglia), e il progetto venne abbandonato nel 1914. Vi consiglio di prendervi almeno mezza giornata per visitare il parco nella sua totalità: potreste portarvi un panino e approfittare della zona pic-nic, o perché no, iniziare la giornata con del jogging e fermarvi a fare colazione nel parco! Come ho già detto in realtà si tratta di una città-giardino di 20 ettari; all’ingresso principale sarete colpiti dalla vista di una imponente scalinata rivestita da mosaici di ceramica e vetro e ornata da una grande fontana, dominata a sua volta dalla statua di una sorta di salamandra (simbolo dell’alchimia e del fuoco), anche questa in mosaico. La scala vi condurrà alla Sala delle Cento Colonne, il cui soffitto è ornato da medaglioni di mosaico. 
Le colonne sorreggono una vasta terrazza, delimitata da una lunga panca-balaustra ondeggiante, rivestita di mosaico dai colori sgargianti. Proseguendo la passeggiata incrocerete grotte e colonnati di pietra di aspetto preistorico. 
Crema Catalana
L’ultimo consiglio che voglio darvi è dedicato alle buone forchette, agli amanti del buon cibo e delle novità. Barcellona è la città dei caffè e dei bar! Al pomeriggio non perdete dunque l’occasione di sorseggiare una buona cerveca assaporando delle gustosissime tapas (nome che pare derivi dai piattini con cui si coprivano i bicchieri di vino perché non ci cadessero le mosche), come ad esempio gli sfiziosi calamares alla romana, o le piccanti patatas bravas. Per la cena vi consiglio invece come primo piatto un’ottima paella all’arros negre (riso al nero di seppia), indimenticabile nel suo gusto, ancor più se accompagnandola ad un bicchiere di sangria, e di provare alcune delle innumerevoli tortillas per le quali la cucina catalana è famosa in tutto il mondo. Chiudete infine la serata con un particolarissimo carajillo e l’immancabile crema catalana.
BUON VIAGGIO!





giovedì 22 novembre 2012

Previously on #8


Capita a volte di trovarsi davanti ad un dramma. Qualche lineetta di febbre, nessuna voglia di fare niente, ma senza alcuna serie tv interessante da vedere. Un vero dramma! Per fortuna vengono in soccorso le cosiddette (forse solo da me) serie riempitive, e cioè quelle serie che per un motivo o per un altro avete sempre lasciato da parte, perché considerate mediocri, o addirittura inutili... ma che in certi momenti fanno proprio al caso vostro!
Sono queste però le serie tv più adatte per uno stato mentale vicino all'ameba... immaginatevi di vedere in certe condizioni precarie una serie come breaking bad (verrà il tempo per un previously on tutto dedicato alla doppia B), potreste impazzire o bene che vi vada la vostra temperatura potrebbe superare i 40°. No, meglio serie tv mediocri, tranquille, con dialoghi senza verve, come ad esempio the white collar e the good wife.
Il bellissimo della serie "White Collar"
The white collar sfrutta l'idea geniale e mai vista di un super truffatore che collabora con l'FBI per risolvere alcuni crimini. Per caratterizzare un'idea così banale, la divisione dell'FBI è quella dedicata ai crimini finanziari, d'arte, eccetera. In più, per rendere interessante un telefilm composto da puntate autoconcludenti decidono di buttarci dentro il super complotto ai danni del nostro super (aggiungerei bellissimo) truffatore, in modo da legare in maniera molto flebile una puntata all'altra.
Il lato peggiore (forse) è la banalizzazione della truffa: qualsiasi colpo, anche il più elaborato, il più raffinato, può essere messo in gioco in brevissimo tempo e senza troppa preparazione, la magia delle grandi truffe non esiste!
Julianna Margulies, protagonista di "The Good Wife"
The good wife è una serie drammatico-giudiziaria, non a caso trasmessa in Italia da Rai due. A dire il vero i personaggi sono caratterizzati bene, nel loro essere sempre uguali a se stessi, e le puntate scorrono veloci e senza troppi intoppi. Se vi piacciono le serie tv di avvocati ma non vi volete impegnare più di tanto può fare al caso vostro. Certo è, che ogni tanto ci sono delle puntate da incorniciare per la loro assurdità, come in una della seconda stagione in cui compare Hugo Chavez, il capo di stato Venezuelano, visto sempre di spalle o comunque mai in volto, raffigurato come una macchietta comica, stupido, ma allo stesso tempo come un feroce dittatore, così cattivo da voler nazionalizzare un'azienda di petrolio statunitense in Venezuela. Una serie tv che si muove tra tribunali, tradimenti, famiglia, politica e ancora tradimenti.
Insomma se ogni tanto anche voi vi ritrovate in stato mentale ameba vi consiglio questi due telefilm... in caso contrario, stategli alla larga!







lunedì 19 novembre 2012

UOLCMEN: Un anno di ottima musica... scoperta per caso!

Come sempre vorrei scrivere di musica per voi, ma ho esaurito le idee. In realtà ho la testa talmente piena di altre cose, che non riesco a trovare un evento\album\canzone\gossip interessante di cui parlare. Ma con un po' di impegno ce la posso fare.
Il problema è più o meno lo stesso di quando andavo a scuola, ero talmente tanto presa dalle mie letture personali che non cagavo mai quelle che ci proponevano\imponevano i professori. Comportandomi in questo modo mi sono persa tante cagate pazzesche, ma anche qualche capolavoro, che fortunatamente ho recuperato negli anni successivi. Ma il succo del discorso è che il mio canale youtube e gli amici mi suggeriscono sempre tante bombe e io le evito perché ho i cazzi miei o perché penso solo all' uscita del nuovo album dei Deftones, che per me è più o meno una festa come il Natale, anzi, di più (e probabilmente avrete già letto su queste pagine).
 Insomma, oggi avevo voglia di scrivere su due uscite che mi hanno particolarmente colpita per motivi diversi e in periodi diversi di questo 2012 giunto quasi a conclusione. Entrambi questi album mi sono stati segnalati da conoscenti qualche tempo fa e io li ho scartati a priori per la paura che fossero due uscite troppo impegnative, ma quando li ho ripescati sono stati una piacevolissima sorpresa e non ho più smesso di ascoltarli.
Per restare in tema, la prima release di cui vorrei parlare è "EP ††" dei ††† (Crosses), side project di Chino Moreno dei Deftones, che si accompagna per l'occasione a Shaun Lopez (dei Far) e Scott Chuck. Il trio non si smentisce e dopo il bellissimo "EP †" dello scorso anno, torna con un freschissimo e quasi ineccepibile lavoro. Siamo sicuramente lontani anni luce dalle tipiche sonorità dei Deftones, il progetto strizza l'occhio maggiormente all'altro gruppo in cui milita Chino, ovvero i Team Sleep, ma non si può accostare neanche a questi ultimi. Il sound è meno etereo e più elettronico, il gusto per la melodia è spiccatissimo e le canzoni sembrano più immediate nonostante l'immenso lavoro compositivo che lascia sicuramente una traccia molto marcata. Tra le nuove canzoni ho apprezzato particolarmente "Frontiers" e "Telephaty", un po' meno "Prurient", sto ancora cercando di catalogare l'ultima traccia "Trophy", che si presenta con un sound più leggero, quasi evanescente, sicuramente un'ottima scelta come ending dell'album. Nel complesso è un ottimo EP, l'unico appunto che posso fare è la durata, sicuramente è una scelta voluta, ma non mi sarebbe dispiaciuto sentire qualche canzone in più, anche se il campionario presente è già sufficiente per dare una valutazione più che positiva. Seguirò con piacere l'evoluzione del progetto, sperando che in futuro ci possano proporre il loro capolavoro, già due volte sfiorato, ma non ancora realizzato.
Vorrei continuare su sonorità molto soft, e ho scelto un'artista che io adoro, ovvero Glen Hansard, irlandese poliedrico, già componente dei gruppi The Frames e The Swell Season. Nel 2012 il nostro Glen, che magari molti ricordano per le collaborazioni con Eddie Vedder, esce con un album solista (finalmente, oserei dire!) dal titolo "Rhythm and Repose". L'album in generale segue il suo marchio di fabbrica, con melodie orecchiabili e dolci, a tratti quasi strazianti nel loro pathos. La voce è lì a farla da padrona, come sempre, con un timbro e una musicalità totalmente in linea ai sentimenti espressi dagli strumenti. Rispetto agli altri progetti il suono della chitarra sembra quasi in secondo piano, e se per alcune canzoni è perfetto, per altre è una pecca enorme. Il difetto di fondo di questo album è proprio lo scarso equilibrio tra gli strumenti utilizzati, questo in ogni modo non penalizza totalmente il risultato che offre comunque delle canzoni bellissime e degne di nota, su tutte "You Will Become", "High Hope" e "The Storm, It's Coming". Insomma, l'impronta distintiva di Glen è ben evidente, ma forse le aspettative erano troppo alte e dopo canzoni di immensa bellezza come "The Moon" o "Falling Slowly" ci si aspettava qualcosa di più. Il bagaglio stesso di questo straordinario artista penalizza la sua recente produzione e l'errore è sicuramente in chi lo ascolta e non in lui. Intendiamoci, l'album in questione è bello e ben strutturato e non passa giorno in cui non ringrazi qualche divinità per averci donato quest'uomo, ma manca quel "qualcosa in più" a cui ci aveva abituati. Comunque io continuerò ad ascoltarlo, nel caso sia uno di quegli album che folgorano dopo molti ascolti, e spero vivamente che lo sia.


Ma l'anno non è ancora finito e continuo ad "ascoltarmi attorno" per cercare una traccia, una rivelazione, qualcosa di emozionante, che riesca a raggiungere questi livelli, o magari a superarli. Se i Maya avranno ragione, almeno la fine sarà accompagnata da dell'ottima musica!

   

giovedì 15 novembre 2012

Leggendone: Narcotica

Uno degli scatti realizzati da Scotti inserito nel libro

Il libro che oggi vi voglio consigliare, Narcotica, scritto dal fotografo e giornalista Alessandro Scotti, vuole essere, come il titolo stesso suggerisce, “una mappa delle vie della droga nel mondo”. 
Narcotica è un libro potente: il racconto di un viaggio lungo una pista che si snoda lungo diversi continenti (America, Asia e Africa) attraverso giungle tropicali, deserti e altipiani, caserme fatiscenti , carceri, avamposti militari in mezzo al nulla, villaggi fortificati, rovine. Alessandro Scotti ha minuziosamente documentato, in un reportage che ha dello ‘stupefacente’ corredato da immagini drammatiche e spesso sanguinose, un viaggio durato sei anni lungo le rotte che solcano paesaggi impraticabili per portare una merce preziosa e proibita in Occidente. Contadini, trafficanti, guerriglieri, pirati, spacciatori, consumatori, funzionari, guardie di frontiera, polizia, paramilitari, eserciti: è un’umanità varia, a volte contrapposta, spesso disperata, impegnata in una battaglia senza esclusione di colpi sia che si tratti di guadagnare pochi spiccioli, una dose o ingenti fortune, quella che trova spazio nelle pagine di Scotti. Pagine che ci raccontano di un universo mutevole, variegato e sfuggente. Attraverso il racconto in prima persona, l’autore ci conduce in luoghi e contesti leggendari (il Triangolo d’Oro, la cordigliera delle Ande, l’Africa occidentale, l’altopiano iranico, la frontiera tra Pakistan ed Afghanistan, i Caraibi) e ce li illustra attraverso una serie di aneddoti e riflessioni, brani di conversazioni, scatti rubati prima e dopo gli spari o le corse disperate per mettersi in salvo.


 “Mondi clandestini, incontri, corruzione, scontri e violenza lungo le vie del narcotraffico, il più globale dei mercati. Sei anni passati inseguendo il dragone: ripercorrendo le strade della merce più preziosa al mondo dall'Afghanistan alla Colombia, dai Carabi alla Birmania.” Un libro fotografico d’inchiesta, che illustra e racconta come la droga sia allo stesso tempo strumento di sopravvivenza, ossessione, motivo di vita, merce di scambio e ago della bilancia di delicati equilibri politici.