venerdì 20 aprile 2012

LEGGENDONE: Paura e disgusto a Las Vegas




Una sera di un po' di tempo fa, mi imbattei in un film che catturò la mia attenzione. Ricordo che mi incuriosì il fatto che c'era qualcosa che quel film voleva dire ma che non riuscivo a capire. Il messaggio era stato mandato ma non avevo le capacità di recepirlo. Tuttavia continuai a guardarlo, più che altro affascinato dalla stranezza di quelle immagini, e dalle ripetute avventure a dir poco sopra le righe dei due protagonisti. Un altro giorno, scoprì che quelle immagini erano una trasposizione cinematografica di un capolavoro della letteratura. “Paura e disgusto a Las Vegas” è un racconto dello scrittore-giornalista Hunter S. Thompson che venne pubblicato nel 1971 dalla rivista Rolling Stones dapprima in due parti, e poi successivamente unito e pubblicato autonomamente. Il libro, in realtà, non è altro che una cronaca delle avventure dei due protagonisti, Raoul Duke e Dr. Gonzo, in una Las Vegas dove tutto è tentazione e tutto è a portata di mano. Raoul Duke è lo stesso Hunter S. Thompson, mentre il Dr. Gonzo è il fedele l'avvocato Oscar Zeta Acosta. Thompson partì per Las Vegas per seguire e documentare la Mint400, una famosa gara tra dune buggy, motocross e automobili. Lo stretto necessario per scrivere un articolo sulla Mint400 in puro giornalismo “Gonzo” (stile usato e inventato dallo stesso Thompson) è una chevrolet decapottabile (lo squalo rosso), un buon avvocato e compagno di merende, e una quantità e varietà di droghe che stordirebbero mezzo Nevada. L'intento dichiarato di Thompson non è quello di andare a documentare una semplice corsa automobilistica, ma quello di andare a scoprire cosa c'è dietro questo Sogno Americano di cui tutti parlano. Vuole partecipare anche lui a questa ricerca per capirne veramente il senso, se davvero ce l'ha. La seconda parte del libro è quasi una conseguenza della prima. Il Nostro Dottore in Giornalismo si trova alle prese con quello che ognuno di noi eviterebbe se si trovasse pieno zeppo di allucinogeni e non, cioè presenziare all'annuale convegno nazionale sulle droghe dei procuratori distrettuali. Quello che scaturisce da queste folli esperienze è un libro scritto quasi di getto. L'abuso di droghe e alcol non scalfiscono le capacità di scrittura di Thompson, che con l'aiuto di un registratore riesce a conservare ogni minima sfumatura delle sue folli esperienze e trasferirla sulla pagina con invidiabile lucidità. Nel 1998, Terry Gilliam, viene incaricato di riproporre l'inchiostro di Thompson su pellicola. Penso che in questo caso la visione del film debba essere necessariamente abbinata alla lettura del libro, non per apprezzarne meglio la storia o per accedere a un confronto tra libro e film, come qualsiasi altra opera letteraria diventata film, ma per capirne veramente il senso. Ci sono film tratti da libri che possono essere considerati come un prodotto a sé stante e giudicati per la loro realizzazione, trovo invece che “Paura e Delirio a Las Vegas” debba essere per forza accoppiato al libro altrimenti rimarrebbe una bella gnocca ma con poco cervello.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto il libro e mi è piaciuto molto..il film lo devo ancora vedere ma da quello che hai scritto non devo aspettarmi grandi cose..appena lo guarderò ti farò sapere il mio parere..comunque BRAVI!!!ottima iniziativa e ottima recensione!

Davide "boldraker" Boldrini ha detto...

io invece ho visto il film ma non ho letto il libro...a questo punto, mi tocca :)