lunedì 18 giugno 2012

ALTROVE: PERÚ- PARTE 3 – Sprofondare nella natura


Vivere per circa due mesi in Amazzonia è stata un'esperienza bellissima e a volte faticosa, non lo nego. Abituarsi al ritmo del Sole inusuale per me nel mese di agosto (alba ore 5, tramonto ore 18), ai ritmi della gente (perennemente in ritardo), mal si sposava con i miei personali difetti quali l'abitudine di svegliarmi tardi la mattina e andare a dormire tardi la notte.
Ciononostante piano piano le cose son migliorate, e ho capito che svegliarsi presto la mattina permette di conoscere delle abitudini della gente che non si possono osservare se non a quelle determinate ore. Permette ad esempio di notare come, anche in città, la mattina prestissimo la gente inizi le proprie attività quotidiane seguendo esattamente il ritmo del giorno, approfittando oltretutto delle ore più fresche.
Durante uno dei giorni trascorsi a Nauta, svegliarmi presto mi ha permesso di vedere come il porticciolo e il mercato si animino, e si riempiano di gente che vende e compra, di profumi e di prodotti del fiume, di pesci e banane, di polli e erbe medicinali.
Quella stessa mattina, assieme ai miei compagni di viaggio, abbiamo intrapreso una breve navigazione su un barcone di legno dotato di un motore fuoribordo chiamato pekepeke (perché si chiama così? Perché il rumore che produce è proprio questo: pekepekepeke pekepekepekepeke peke pekepeke pekepekepekepeke pekepekepekepeke) alla volta della comunità Miguel Grau, un piccolo villaggio nella foresta situato nei pressi dell'unione dei fiumi Ucayali e Marañón, dove nasce ufficialmente il Río delle Amazzoni.
In questo villaggio, composto da capanne di legno con i tipici tetti di foglie di palma, meno di dieci anni fa è stato inaugurato un “belvedere”: un'orrenda torre di metallo che svetta nel bel mezzo della comunità e che permette di osservare l'unione dei fiumi. La struttura non è altro che un pugno in un occhio, che stona completamente con la natura circostante. Ma tant'è: la presunzione di promuovere il turismo è ciò che ha spinto i governanti a costruire questo obbrobrio.
Però effettivamente la vista di cui si gode una volta arrivati in cima è spettacolare: l'immensità della foresta viene svelata e la rete dei corsi d'acqua traccia delle misteriose linee scure in mezzo al verde.
Una volta scesi dalla torre e risaliti sul pekepeke, ci siamo diretti esattamente nel punto in cui i fiumi si incontrano. Abbiamo chiesto al ragazzo che conduceva il nostro barcone di spegnere l'infernale motore e ci siamo goduti il silenzio amazzonico.
Fermi in mezzo all'incrocio dei fiumi gli unici rumori che si potevano sentire erano lo scrosciare dell'acqua sui barconi e i versi degli animali che giungevano smorzati dalle rive.
In questi attimi di tranquillità totale la sorpresa più emozionante è stata forse quella di incontrare alcuni degli abitanti del fiume: i delfini, sia quelli grigi sia quelli rosa tipici dell'Amazzonia, che si son avvicinati e sono emersi dall'acqua, quasi a salutarci.
Chiudere gli occhi mi ha permesso di sprofondare, forse per la prima volta in 26 anni di vita, nell'immensità della natura. Sentirla vicino e sentirmi parte di essa.
Poi un cellulare ha iniziato a squillare...

2 commenti:

Davide "boldraker" Boldrini ha detto...

bella pau! spero non voglia fermarti qui :)

Ganzo ha detto...

Condivido la speranza di davide! Molto interessante :D