giovedì 27 settembre 2012

UOLCMEN: Playlist n°3:una doccia in relax

Ho due momenti preferiti in una giornata, uno è il mattino mentre bevo il caffè per colazione e l'altro è la sera quando faccio la doccia. Senza dubbio due momenti che necessitano di colonna sonora, ma mentre il caffè mattutino non ha ancora una sua playlist (ma è in lavorazione, tranquilli!) la doccia ne ha miliardi. Tuttavia nella vita si devono compiere delle scelte, e oggi affronterò l'arduo compito di selezionare dieci brani per accompagnare la doccia perfetta!

Ci sono alcune caratteristiche imprescindibili per questi brani, ovvero l'orecchiabilità, la cantabilità e la spinta all'uso della spugna come microfono, e credetemi non tutti i brani orecchiabili e cantabili hanno anche la terza caratteristica. Come criterio per la scelta ho usato anche il mio range vocale, non tanto perché stia preparando il provino per “X Factor” in bagno, quanto perché c'è un limite alla decenza, e tentare di gracchiare Mina sarebbe un oltraggio alle mie orecchie, ma sopratutto a quelle degli altri, perciò ho scelto canzoni fattibili per la mia delicata e afona ugola! 
Innanzitutto dovevo assolutamente scegliere una canzone degli Afterhours, dal momento che sono uno dei gruppi più gettonati nel mio jukebox docciaro, alla fine ho optato per “Bye, bye Bombay” che è in assoluto la mia preferita, inoltre si adatta perfettamente alle fasi iniziali del lavaggio. Fino a questo momento mi sono trattenuta dall'inserire i Deftones nelle playlist, un gruppo che adoro e che dal mio punto di vista sta bene in ogni situazione, perciò li inserisco di forza qua con quella bomba ad ampio respiro di “Be Quiet and Drive”. 
Quando mi lavo i capelli non sento bene ciò che esce dalle casse dello stereo, perciò faccio in modo che vi sia una canzone che non ha misteri per le mie orecchie, come “Hard Sun” di Eddie Vedder, “Cyrano” di Francesco Guccini e “A Sangue Freddo” del Teatro degli Orrori, a scelta o a rotazione. 
Continuiamo con “ Scream” dei Misfits, che dal mio punto di vista è una delle classiche canzoni orecchiabili da far schifo ma che allo stesso tempo ha un'enorme dignità (un po' come “Buddy Holly” degli Weezer). 
Tornando in Italia, mi garba parecchio canticchiare con tanto di gargarismi una qualsiasi canzone di Rino Gaetano, ma per l'occasione ho scelto “E cantava le canzoni”. 


Accessorio indispensabile per la doccia!


Ora inizia il momento clou della doccia, ovvero il podio, con le irrinunciabili tre canzoni sempre presenti a prescindere dalle varie playlist umorali ( ma questa è un'altra storia che non resterà a lungo oscura). 
Al terzo posto si piazza Tracy Chapman con “Baby can I hold you”, nonostante mi faccia saltare i nervi il maledetto “sorry...” dell'inizio, è una canzone rilassante alla massima potenza, indicatissima! 
Al secondo posto”Truth” dei Seether, ottima per sfoderare la spugna quando hai già finito di lavarti e ti appresti agli ultimi minuti di contemplazione del vapore. Ed infine il top del top, la canzone da doccia più struggente di tutti i tempi “Make the World go away” nella versione di Elvis, assolutamente insostituibile quando rimugini sui segreti dell'universo e la scelta dell'ordine di azioni da svolgere per non morire assiderata fuori dal box doccia. 
Bene anche questa è fatta. La Terra è salva perché ogni volta che accendo il phon dimentico i piani diabolici dettati dal lato oscuro del vapore, e un'altra doccia perfetta è stata portata a termine!





Qua la Playlist:





lunedì 24 settembre 2012

PREVIOUSLY ON #6

Oggi vi voglio parlare della serie tv "the Firm". 
Vi ricordate il film "il Socio" con Tom Cruise? Questa serie è stata tratta dallo stesso libro di John Grisham. Quindi, più o meno, potete immaginarvi di cosa tratta. Azione, complotti, colpi di scena, tensione e ancora tensione. 
Questa è una delle poche serie tv che mi ha ingannato. Di solito il Pilot (la prima puntata) mi basta per capire se la serie vale il tempo di guardarla o è solo pattume. 
In questo caso le prime puntate mi hanno proprio ingannato. L'inizio nel bel mezzo del casino, i flashforwards all'inizio e alla fine degli episodi, riescono ad intrigarti, costruiscono bene il disastro successivo. Come un castello di carte in attesa di un uragano. 
Il mio consiglio è di non cominciarla, o se l'avete cominciata di farmarvi subito, ora, prima che sia troppo tardi. Perchè oltre che orrenda la serie è anche lunghissima (22 episodi), e dopo che arrivi alla sesta-settima puntata dici: "eh no, ora voglio proprio vedere come va a finire!". Terribile sbaglio! Lasciate o voi che siete ancora in tempo. 
La serie è stata cancellata (giustamente dico io), quindi non ci sarà un seguito, e vi svelo che gli sceneggiatori o non lo sapevano, o se lo sapevano sono dei criminali e andrebbero portati di tutta fretta a Guantanamo. 
Una serie tv davvero inutile, piena di falle e di momenti melensi fuori luogo. L'attore principale, dopo una prima puntata in cui non sembra niente male, appare sempre con la stessa espressione: bocuccia aperta, occhi sgranati, e sopraciglia incurvate. Eternamente stupito. Come i finti sceneggiatori di Boris quelli di the firm, avevano il tasto "f8= basito". 
Quindi attenzione gente, questa più che una recensione è un articolo di avvertimento, non fatelo, ve ne pentirete! 



PS. Questo articolo serve per redimere il mio animo, dopo aver commesso il gravissimo peccato di consigliare questa serie ad una cara amica. Come giustificazione posso dire che avevo visto solo il pilot. In ogni caso SCUSA!










giovedì 20 settembre 2012

Leggendone: Post Office


Il libro che vi voglio consigliare oggi è “Post Office” di Charles Bukowski. 
Un libro fortemente autobiografico, in cui ritroviamo il personaggio Henry Chinaski – definito come l'alter ego di Bukowski – e che comparirà in altre sue opere. 
Il romanzo si apre con la decisione del protagonista di lavorare come postino a Los Angeles, convinto che sia il lavoro perfetto per lui. 
Dopo aver passato la selezione, però, si accorge che la realtà è completamente diversa da quello che aveva immaginato. 
La mattina deve presentarsi alle cinque nell'ufficio postale - nonostante si abbandoni ogni notte a grandi bevute e a grandi scopate - per aspettare gli ordini del sadico direttore. 
I turni di lavoro sono massacranti e Chinaski è protagonista di numerose avventure caratterizzate da sesso, alcool, ammonizioni e incontri fantozziani che Bukowski racconta con magistrale bravura. 
Anche quando Henry fa carriera, passando da supplente a postino fisso, le condizioni lavorative non migliorano, rendendolo sempre più insofferente e irrequieto. 
Un romanzo sicuramente fuori dagli schemi, in cui il protagonista è un perfetto anti-eroe: sempre ubriaco, col vizio del gioco, perverso, attratto e sedotto da donne anche esse assai originali. 
Un romanzo insomma che rispecchia alla perfezione l'esistenza tormentata del suo autore. 
Come dice lo stesso Bukowski (che appunto lavorò effettivamente presso le poste degli Stati Uniti per molti anni) dopo aver ricevuto nel 1969 un offerta dell'editore della Black Sparrow : “Avevo solo d
ue alternative – restare all'ufficio postale e impazzire... o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame.”




lunedì 10 settembre 2012

Buk su Comprendo

Articolo su Buk - Biblioteca Universale Kenemèri - uscito su Comprendo.

venerdì 7 settembre 2012

24effepiesse: Happy Days Motel

Udite udite!!!
Sono da poco terminate (esattamente il 1° giugno) le riprese del lungometraggio HAPPY DAYS MOTEL, opera prima di Francesca Staasch: il film è stato interamente girato nella zona del Medio Campidano, di Cagliari e del Porto di Olbia. Happy Days Motel è insieme un road movie, un noir contemporaneo e una commedia acida e surreale: racconta il grottesco e sconclusionato viaggio di un uomo normale, Balti (Lino Guanciale, noto al grande pubblico per l’interpretazione, tra le altre, di W.A. Mozart nel film Io, Don Giovanni (2009)) – uno che dalla vita non si aspetta altro che di essere lasciato dove sta – in una dimensione popolata di personaggi ai limiti: Laura (Valeria Cavalli) ha perso sua figlia dopo 7 anni di coma, Dustin (Luigi Iacuzio) è un meccanico autolesionista che arrotonda facendo il gigolò, Lupo (Luciano Curreli) e Candy (Valeria Belardelli, per la prima volta sullo schermo) sono un’improbabile coppia di innamorati platonici, lui cinquantenne tossicodipendente, lei diciottenne maniaco‐compulsiva. Cinque storie che si intrecciano all’interno di un motel e che raccontano altrettanti spaccati di vita quotidiana tenuti insieme dall’improbabile storia del commesso viaggiatore Balti il cui arrivo al motel provoca una reazione a catena che obbligherà ognuno dei personaggi a confrontarsi con i propri desideri più profondi.
La sceneggiatura del film, scritta da Francesca Staasch e Daniele Malavolta, è stata finalista al concorso internazionale del RIFF Rome Indipendent Film Festival 2009 e ha ottenuto la menzione speciale al Sonar Script Festival 2009. Il film, prodotto da Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi per Blue Film è il terzo lungometraggio prodotto dalla società romana in Sardegna dopo “Beket” e “La Leggenda di Kaspar Hauser”. Nel cast anche Lino Musella, Simeone Latini, Massimiliano Medda, Lea Gramsdorff, Cristina Pellegrino e Marco Lampis.
Happy Days Motel fa parte di quei progetti “low budget” a sostegno dei giovani autori coprodotti da Rai Cinema e FourLab per una distribuzione in rete e per i successivi canali di distribuzione. La regista, Francesca Staasch, diplomata nel 1997 in “Art e Technique of Film‐making” alla London International Film School di Londra, nel 2003 ha partecipato al Talent Campus di Berlino e ha al suo attivo 32 regie di spettacoli teatrali e performance e 15 regie di cortometraggi. La produzione esecutiva in Sardegna è stata curata da Argoove Media Intelligence & Productions; determinante l’apporto degli sponsor per la realizzazione del film.

Cosa c’è di strano? La location del film è una parte atipica di Sardegna e, al contrario di quello che accade solitamente, il film non è un documentario sull’isola. Non è neanche uno di quei film di avventura in cui, per evitare una lunga e costosa trasferta ai Caraibi, si opta per una isolata spiaggia della costa isolana. La storia di Happy Days Motel, che in loco ha avuto il patrocinio e la collaborazione dei Comuni di Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini e Sanluri, che hanno ospitato la maggior parte dei set, avrebbe funzionato ugualmente se fosse stata ambientata o girata in una qualsiasi regione italiana o europea e invece il regista, (seguendo i consigli di Andrea Spano che ne ha curato la produzione esecutiva) per la sua prima opera cinematografica, ha scelto di girare nella ”anonima” e poco inflazionata provincia del Medio Campidano (a cui si sono aggiunte anche le città di Cagliari e Olbia) nella quale nell’arco di 100/150 km, si passa dal mare alla montagna, dal porto industriale allo stagno dei pescatori, dalla città al borgo minerario. Paesaggi, e storie di vita, che troppe volte noi stessi sardi sottovalutiamo ma che in realtà sono sempre stati e continuano a essere fonti di ispirazione per tanti artisti.

lunedì 3 settembre 2012

Articolo sul KMF 2012

Ecco a voi un bell'articolo sul KeneMusicFest 2012 apparso sul Il Provinciale.