giovedì 29 novembre 2012

UOLCMEN: Playlist 5: piove, piove e la paranoia non si muove!

Recentemente mi è capitato di passare nel bel mezzo di un momento nero, di quelli in cui gli unici sentimenti che si provano sono paranoia, costrizione, oppressione. Per fortuna passano, ma in quel momento tutto è condizionato da quella nefasta sensazione che ci appesantisce. 
Quindi ne risentono vestiario, letture, e sopratutto musica. 
Già, la playlist paranoia è arrivata a compimento, dopo anni di studio è fuoriuscita dal suo angolino. Segue una linea precisa che va dal leggero tormento sino all'insopportabile oppressione sonora, e ho anche eliminato le cose più "pesanti" (quelle da Cold Meat Industry per intenderci) per renderla leggermente più abbordabile anche da chi non predilige le tonalità di nero vestite, o travestite! 
Il primo gruppo che mi è venuto in mente sono i Radiohead ( devo ammettere, però, dietro consiglio di un'amica), che nonostante non rientrino appieno nelle mie grazie, sono adattassimi alla sospensione emotiva dei primi dubbi che si insinuano. Essere fobici è dura e "No Surprises" è la giusta colonna sonora dell'accorgimento. Altra chicca imperdibile è "Immortality" dei Pearl Jam, dall'album "Vitalogy", perla di rara bellezza, ma anche di rara tristezza. L'inquitudine, procede adagio, e passa per "The Sound of Silence" dei Simon & Garfunkel, vera regina dei momenti peggiori della mia vita, e siamo solo all'inizio. 
Naturalmente non si può proseguire senza dare un po' di spazio alla Dark Wave degli anni '80, che da sola ha prodotto abbastanza gruppi tormentati da riempire migliaia di playlist. Ho deciso di omaggiare la succitata scena con due brani che amo particolarmente, ma che non riuscirei ad ascoltare due volte di fila neanche sotto tortura, ovvero "Charlotte Sometimes" dei Cure di Robert Smith, e "Decades" dei Joy Division per me migliori, quelli di "Closer". 

La claustrofobia aumenta, ma prima di passare all'artiglieria pesante propongo i Cold con "Insane", eletta da me la canzone più triste del '98, e lo è stata, anche se ha un leggero retrogusto di dolcezza. 
Volevo aggiungere a questa playlist un tocco di eleganza, perché alcuni sentimenti si insinuano adagio nella nostra vita e, ad esempio la delusione, che è uno di questi, è resa da una sola canzone: "Verne" dei Novembre. 
L'ultimo trittico è "roba" pesante. Le tre canzoni più ossessionanti che mi sono sentita di suggerire e sono "Gone" dei Katatonia, "Prove me Wrong" dei Misery Loves co. e "Black Mass" degli Electric Wizard. 
La prima è di un album del '98, "Discouraged Ones", che ha segnato l'elezione dei Katatonia a paladini della tristezza internazionale, io ho apprezzato particolarmente la svolta della loro musica verso queste sonorità, e quindi ascolto ancora spesso questo bellissimo album. I Misery Loves Co. non sono tristi a prescindere, anzi, hanno una certa carica nella loro muisca, ma questa particolare canzone mi ha sempre colpita per la sua estrema ossessività. 

Infine, gli Elctric Wizard erano assolutamente d'obbligo, l'ossessività è nel loro DNA, la mia prima scelta è stata "Funeralopolis", ma poi ho optato per la recente "Black Mass", solo per non rendere troppo pesante l'atmosfera, ma immagino che ormai sia tardi per farmi scrupoli. 
Bene un'altra avventura è finita, ora metto da parte il velo nero ed esco in giardino a godermi un po' di sole (l'articolo è stato partotito in un giorno di sole n.d.r.). Ops, forse non avrei dovuto scriverlo, ora ho rovinato l'immagine tetra che ho tentato invano di dipingere! Adieu mes amis! 


Qui potete godervi la playlist:


lunedì 26 novembre 2012

Altrove: Barcellona

Per tutti gli amanti dei viaggi, oggi vi voglio parlare di una città che ho visitato di recente, Barcellona. Partendo dall'aereoporto di Cagliari impiegherete circa 1 ora e 30 minuti per atterrare a Girona. Vi chiederete perchè Girona, e non l'aereoporto di El Prat che dista solo 12 km dalla città. Ebbene dovete sapere che le offerte Ryanair super scontate (ad esempio 20 euro per un volo a/r) sono molto più frequenti per Girona, e prenotando tutto all'ultimo momento è difficile riuscire a trovare voli a basso costo per El Prat. 
Da Girona arrivare a Barcellona è semplicissimo; subito fuori dall'aereoporto troverete numerosi autobus che in circa 1 ora e 10 minuti di viaggio, per il prezzo di 15 euro, vi porteranno alla stazione nord di Barcellona, proprio a due passi dall'Arco di Trionfo. 
Trovare alloggio nella città è semplicissimo: troverete soluzioni adatte a soddisfare tutte le vostre esigenze. Posti letto in dormitori, ostelli, b & b, residence e alberghi di lusso. Io, ad esempio, ho optato per la scelta di un residence di medio livello (forse un tre stelle dato che il prezzo medio a notte per persona era di circa 30 euro); una camera doppia con bagno privato, tv, aria condizionata e un fantastico balconcino, abbastanza ampio da poter cenare all'aperto, che dava sul parcheggio interno del residence. A chiunque potesse interessare, sto parlando della Residencia Erasmus Gracia, situata nella via Torrent de Olla al numero 212. La zona è molto tranquilla, piena di negozi, bar, ristoranti, pizzerie e supermercati dai prezzi modici. La fermata della metro è a due minuti di camminata dal residence, davvero una cosa positiva quando si arriva con le valigie! 
Il Quartiere Gotico
Barcellona è una città caotica, trafficata e rumorosa, piena di vita e di gente proveniente da tutte le parti del mondo. Sarà difficile che possiate annoiarvi. La rete metropolitana è efficiente, puntuale e semplice da capire (basta seguire i colori!), ma vi consiglio di muovervi prevalentemente a piedi se volete davvero ammirare la città nella sua completezza e se non volete lasciarvi sfuggire neanche il minimo monumento. Vagando per i quartieri infatti la vostra attenzione sarà catturata da mille dettagli e altrettanti particolari architettonici che vi lasceranno a bocca aperta. 
La prima tappa che vi suggerisco di fare è quella nel quartiere (Barrio) gotico: un gomitolo di stradine umide e strette dove sono numerosi i negozi di antiquariato e le botteghe. Da non perdere sono sicuramente una visita alla Catedral, fondata nel 13° secolo e completata nel 15°, il Museu Frédéric Marès, la Plaça del Rei, il Museu d’Història de la Ciutat, e infine la Plaça de Sant Jaume, dove si trovava il forum, la piazza pubblica della colonia romana, dove si svolgevano tutti gli eventi della vita quotidiana e pubblica. Il nome di Jaume viene dalla chiesa che vi sorgeva fino al 1824. Oggi vi si fronteggiano gli edifici del municipio (Ajuntament) e del governo catalano (Generalitat). 
Rambla
La seconda tappa che vi consiglio è quella nella Rambla, dove realmente batte il cuore pulsante della città. Quest’arteria popolare soddisfa tutte le curiosità: le varie e innumerevoli bancherelle, i richiami dei commercianti del Mercat de la Boqueria (sorto nel 1860), l’Església de Betlem, iniziata nel 1681, rifugio delle beghine e nucleo degli edifici occupati dai gesuiti fino alla loro espulsione (1767) e il cui interno fu incendiato durante la Guerra Civile nel 1936, i saltimbanchi, gli uomini-statua, i pittori, i musicisti e gli artisti di strada. Il primo impatto visivo a cui sarete sottoposti sarà quello di Plaça de Catalunya: una piazza ampia e irregolare, sorta quando furono demolite le mura nel 1854, che funge da cerniera tra la città vecchia e l’Eixample. Fu ristrutturata nel 1927 ed è il centro nevralgico della città. Passeggiando per La Rambla vi imbatterete nella Casa Beethoven, dove da quasi un secolo vengono riunite le partiture, i testi e i libretti di ogni possibile brano musicale, nel Grand Teatre del Liceu, inaugurato nel 1847, e che nonostante due incendi, uno nel 1861 e uno nel 1994, ancora vi colpirà per il suo splendore, e nella Plaça Reial. Se camminare non vi spaventa, percorrendo tutta La Rambla arriverete a Barceloneta e alla sua spiaggia. Il paesaggio è dominato dal Monumento a Cristoforo Colombo, una colonna alta 60 metri eretta in occasione dell’Esposizione Universale del 1888, come omaggio al navigatore. Se vi viene voglia di vedere il porto imboccate l’elegante Rambla de Mar, una passerella aerea e mobile che come un’onda di metallo dal 1994 si staglia nel cielo e che conduce al Moll d’Espanya, ora un prolungamento della città. Da non perdere sono anche la visita all’Esglèsia de la Mercè, al carrer Ample e al carrer de la Mercè. Lungo la Ronda del Litoral potrete visitare il Museu d’Historia de Catalunya, e il Palau de Mar, oggi sede del Museo di storia della Catalogna. 
Il quartiere del Raval, più noto con il nome di Barrio Chino, un tempo regno di travestiti, prostitute, delinquenti e commercianti ambigui, brulica di artisti, vecchie botteghe e stradine labirintiche. Purtroppo questa è stata la tappa più breve del mio viaggio ma vi posso comunque consigliare di non lasciarvi sfuggire il Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, il Museu d’Art Contemporani (inaugurato nel 1995) e il Palau Güell, opera del 1888 di Gaudì. Arrivando con la metro a Urquinaona il primo edificio in cui vi imbatterete sarà il Palau de la Música, costruito nel 1908 e dal 1997 riconosciuto come parte del patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Resterete affascinati dalle sue fastose decorazioni. Da non pedere sono anche il Mercat de Santa Caterina, un mercato alimentare sorto nel 1848 e il cui nome deriva dal convento che ne occupava il sito, il Museu Picasso (il museo più visitato di Barcellona) e la chiesa di Santa Maria del Mar, costruita all’inizio del 14° secolo e che in origine sorgeva appunto in riva al mare. 
Arco di Trionfo
Tappa obbligatoria è anche quella all’Arc de Triomf; non solo segnava l’ingresso al Parc de la Ciutadella ma al suo interno vi troviamo anche il Museu de Ciènces Naturals, l’Umbracle (che ospitava un tempo la scuola botanica), l’Hivernacle (una serra di vetro e metallo, oggi trasformata in caffè), e il Parc Zoològic. 
Per questioni di tempo non sono riuscita a visitare né Plaça d’Espanya, nei cui pressi si trova il Museu Naciónal d’Art de Catalunya, né Plaça Europa. Saranno sicuramente le prime tappe del mio prossimo viaggio in questa bellissima città. In questo quartiere da non perdere sono anche la Torre de Calatrava, il Palau Sant Jordi, il Jardi Botanic (inaugurato nel 1999 e coprente una superficie di 14 ettari), l’Estadi Olímpic e la Fundació Joan Miró. La scusa per un futuro viaggio a Barcellona sarà anche la visita al Castell de Montjuïc (nome derivato dalla collina su cui sorge, appunto il Montjuïc, detto il ‘monte degli Ebrei’, o ‘monte di Giove’) al quale si arriva tramite la funicolare.
Casa Calvet
L’Eixample è invece un quartiere prestigioso, impregnato di lusso, caos e rumore. Lo raggiungerete fermandovi con la metro a Diagonal. Da qui a pochi passi vi imbatterete nella Casa Milà, l’ultimo stupefacente edificio civile costruito da Gaudí tra il 1905 e il 1910, chiamata ai suoi tempi con disprezzo la Pedrera (pietraia) per la sua facciata ondeggiante, più simile a una scultura che a un'opera architettetonica. Se invece preferite scendere a Catalunya non dovete perdervi la Casa Calvet, (luogo di origine del signor Calvet, un produttore tessile che fece costruire la casa per ospitare gli operai e gli uffici delle manifatture tessili), il primo edificio di Antoni Gaudí e l’unico con cui l’architetto vinse un premio. Nelle vicinanze dell’Eixample sorge un quartiere residenziale meta turistica d’eccezione perché accoglie alcuni fra i monumenti più emblematici della città, tra cui la Sagrada Familia, opera lasciata incompiuta da Gaudí e simbolo della città, e la Casa Macaya. Gaudí non aveva che 31 anni quando gli venne dato l’incarico del progetto della Sagrada. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1926, i lavori sono proseguiti in modo sempre più controverso tanto che negli anni sono stati molti gli artisti che ne hanno criticato l’evoluzione del cantiere. Si tratta di una costruzione monumentale e complessa, tuttora in fase di costruzione (la fine dei lavori è prevista intorno al 2030), che assorbì le sue energie fino alla morte, esemplificando l'associazione tra arte, architettura e vita che caratterizza l'intensa opera di Gaudí. Oggi la Sagrada è sempre più lontana dai progetti originali del maestro e, sinceramente, anche dalla semplice osservazione, si può notare come questa ormai sia un melange di stili che invece di arricchirne la maestosità ci portano ad interrogarci sul significato del buon gusto. Gaudí fu il massimo esponente del modernismo catalano. I barcellonesi lo soprannominarono da quel momento "l'architetto di Dio" e venne sepolto nella cripta della Sagrada Família. 
Il panorama che offre il Park Guell
Vi voglio ora parlare dell’opera che più mi ha colpita, affascinata e impressionata durante questo viaggio: il Park Güell. Quasi per caso, in un grigio giorno di pioggia dove avventurarsi per i quartieri della città sarebbe stato rischioso, decidemmo di fare due passi a perlustrare la zona intorno al residence. Fu così che ci imbattemmo nei cartelli indicanti la strada per il parco. Realizzato fra il 1900 e il 1914 da Gaudí, è un indiscutibile gioiello architettonico, riflesso del genio e della fantasia dell’artista catalano. In esso natura, scultura e architettura si confondono in una grande maestria artigianale. L’opera si integra magistralmente al paesaggio naturale e più volte lo riproduce: sono un esempio la passeggiata coperta con colonne che hanno le forme dei tronchi degli alberi o delle stalattiti, le fontane, le arcate artificiali di roccia, le mura di cinta che seguono il profilo sinuoso della montagna su cui è costruito il parco. La vista sulla città è stupefacente, consentendo una veduta d’insieme, fino al mare e oltre i campanili della Sagrada Familia. Il parco si trova infatti su una collina nella parte ovest di Barcellona, alle pendici del monte Tibidabo e nasce dall'idea del committente di Gaudì di realizzare una città-giardino sull'esempio di quelle inglesi, cioè centri abitati dove sia possibile unire le case agli elementi naturali del luogo. Delle 60 case costruite, però, solo due sono state abitate (in una si trasferì Gaudì con la famiglia), e il progetto venne abbandonato nel 1914. Vi consiglio di prendervi almeno mezza giornata per visitare il parco nella sua totalità: potreste portarvi un panino e approfittare della zona pic-nic, o perché no, iniziare la giornata con del jogging e fermarvi a fare colazione nel parco! Come ho già detto in realtà si tratta di una città-giardino di 20 ettari; all’ingresso principale sarete colpiti dalla vista di una imponente scalinata rivestita da mosaici di ceramica e vetro e ornata da una grande fontana, dominata a sua volta dalla statua di una sorta di salamandra (simbolo dell’alchimia e del fuoco), anche questa in mosaico. La scala vi condurrà alla Sala delle Cento Colonne, il cui soffitto è ornato da medaglioni di mosaico. 
Le colonne sorreggono una vasta terrazza, delimitata da una lunga panca-balaustra ondeggiante, rivestita di mosaico dai colori sgargianti. Proseguendo la passeggiata incrocerete grotte e colonnati di pietra di aspetto preistorico. 
Crema Catalana
L’ultimo consiglio che voglio darvi è dedicato alle buone forchette, agli amanti del buon cibo e delle novità. Barcellona è la città dei caffè e dei bar! Al pomeriggio non perdete dunque l’occasione di sorseggiare una buona cerveca assaporando delle gustosissime tapas (nome che pare derivi dai piattini con cui si coprivano i bicchieri di vino perché non ci cadessero le mosche), come ad esempio gli sfiziosi calamares alla romana, o le piccanti patatas bravas. Per la cena vi consiglio invece come primo piatto un’ottima paella all’arros negre (riso al nero di seppia), indimenticabile nel suo gusto, ancor più se accompagnandola ad un bicchiere di sangria, e di provare alcune delle innumerevoli tortillas per le quali la cucina catalana è famosa in tutto il mondo. Chiudete infine la serata con un particolarissimo carajillo e l’immancabile crema catalana.
BUON VIAGGIO!





giovedì 22 novembre 2012

Previously on #8


Capita a volte di trovarsi davanti ad un dramma. Qualche lineetta di febbre, nessuna voglia di fare niente, ma senza alcuna serie tv interessante da vedere. Un vero dramma! Per fortuna vengono in soccorso le cosiddette (forse solo da me) serie riempitive, e cioè quelle serie che per un motivo o per un altro avete sempre lasciato da parte, perché considerate mediocri, o addirittura inutili... ma che in certi momenti fanno proprio al caso vostro!
Sono queste però le serie tv più adatte per uno stato mentale vicino all'ameba... immaginatevi di vedere in certe condizioni precarie una serie come breaking bad (verrà il tempo per un previously on tutto dedicato alla doppia B), potreste impazzire o bene che vi vada la vostra temperatura potrebbe superare i 40°. No, meglio serie tv mediocri, tranquille, con dialoghi senza verve, come ad esempio the white collar e the good wife.
Il bellissimo della serie "White Collar"
The white collar sfrutta l'idea geniale e mai vista di un super truffatore che collabora con l'FBI per risolvere alcuni crimini. Per caratterizzare un'idea così banale, la divisione dell'FBI è quella dedicata ai crimini finanziari, d'arte, eccetera. In più, per rendere interessante un telefilm composto da puntate autoconcludenti decidono di buttarci dentro il super complotto ai danni del nostro super (aggiungerei bellissimo) truffatore, in modo da legare in maniera molto flebile una puntata all'altra.
Il lato peggiore (forse) è la banalizzazione della truffa: qualsiasi colpo, anche il più elaborato, il più raffinato, può essere messo in gioco in brevissimo tempo e senza troppa preparazione, la magia delle grandi truffe non esiste!
Julianna Margulies, protagonista di "The Good Wife"
The good wife è una serie drammatico-giudiziaria, non a caso trasmessa in Italia da Rai due. A dire il vero i personaggi sono caratterizzati bene, nel loro essere sempre uguali a se stessi, e le puntate scorrono veloci e senza troppi intoppi. Se vi piacciono le serie tv di avvocati ma non vi volete impegnare più di tanto può fare al caso vostro. Certo è, che ogni tanto ci sono delle puntate da incorniciare per la loro assurdità, come in una della seconda stagione in cui compare Hugo Chavez, il capo di stato Venezuelano, visto sempre di spalle o comunque mai in volto, raffigurato come una macchietta comica, stupido, ma allo stesso tempo come un feroce dittatore, così cattivo da voler nazionalizzare un'azienda di petrolio statunitense in Venezuela. Una serie tv che si muove tra tribunali, tradimenti, famiglia, politica e ancora tradimenti.
Insomma se ogni tanto anche voi vi ritrovate in stato mentale ameba vi consiglio questi due telefilm... in caso contrario, stategli alla larga!







lunedì 19 novembre 2012

UOLCMEN: Un anno di ottima musica... scoperta per caso!

Come sempre vorrei scrivere di musica per voi, ma ho esaurito le idee. In realtà ho la testa talmente piena di altre cose, che non riesco a trovare un evento\album\canzone\gossip interessante di cui parlare. Ma con un po' di impegno ce la posso fare.
Il problema è più o meno lo stesso di quando andavo a scuola, ero talmente tanto presa dalle mie letture personali che non cagavo mai quelle che ci proponevano\imponevano i professori. Comportandomi in questo modo mi sono persa tante cagate pazzesche, ma anche qualche capolavoro, che fortunatamente ho recuperato negli anni successivi. Ma il succo del discorso è che il mio canale youtube e gli amici mi suggeriscono sempre tante bombe e io le evito perché ho i cazzi miei o perché penso solo all' uscita del nuovo album dei Deftones, che per me è più o meno una festa come il Natale, anzi, di più (e probabilmente avrete già letto su queste pagine).
 Insomma, oggi avevo voglia di scrivere su due uscite che mi hanno particolarmente colpita per motivi diversi e in periodi diversi di questo 2012 giunto quasi a conclusione. Entrambi questi album mi sono stati segnalati da conoscenti qualche tempo fa e io li ho scartati a priori per la paura che fossero due uscite troppo impegnative, ma quando li ho ripescati sono stati una piacevolissima sorpresa e non ho più smesso di ascoltarli.
Per restare in tema, la prima release di cui vorrei parlare è "EP ††" dei ††† (Crosses), side project di Chino Moreno dei Deftones, che si accompagna per l'occasione a Shaun Lopez (dei Far) e Scott Chuck. Il trio non si smentisce e dopo il bellissimo "EP †" dello scorso anno, torna con un freschissimo e quasi ineccepibile lavoro. Siamo sicuramente lontani anni luce dalle tipiche sonorità dei Deftones, il progetto strizza l'occhio maggiormente all'altro gruppo in cui milita Chino, ovvero i Team Sleep, ma non si può accostare neanche a questi ultimi. Il sound è meno etereo e più elettronico, il gusto per la melodia è spiccatissimo e le canzoni sembrano più immediate nonostante l'immenso lavoro compositivo che lascia sicuramente una traccia molto marcata. Tra le nuove canzoni ho apprezzato particolarmente "Frontiers" e "Telephaty", un po' meno "Prurient", sto ancora cercando di catalogare l'ultima traccia "Trophy", che si presenta con un sound più leggero, quasi evanescente, sicuramente un'ottima scelta come ending dell'album. Nel complesso è un ottimo EP, l'unico appunto che posso fare è la durata, sicuramente è una scelta voluta, ma non mi sarebbe dispiaciuto sentire qualche canzone in più, anche se il campionario presente è già sufficiente per dare una valutazione più che positiva. Seguirò con piacere l'evoluzione del progetto, sperando che in futuro ci possano proporre il loro capolavoro, già due volte sfiorato, ma non ancora realizzato.
Vorrei continuare su sonorità molto soft, e ho scelto un'artista che io adoro, ovvero Glen Hansard, irlandese poliedrico, già componente dei gruppi The Frames e The Swell Season. Nel 2012 il nostro Glen, che magari molti ricordano per le collaborazioni con Eddie Vedder, esce con un album solista (finalmente, oserei dire!) dal titolo "Rhythm and Repose". L'album in generale segue il suo marchio di fabbrica, con melodie orecchiabili e dolci, a tratti quasi strazianti nel loro pathos. La voce è lì a farla da padrona, come sempre, con un timbro e una musicalità totalmente in linea ai sentimenti espressi dagli strumenti. Rispetto agli altri progetti il suono della chitarra sembra quasi in secondo piano, e se per alcune canzoni è perfetto, per altre è una pecca enorme. Il difetto di fondo di questo album è proprio lo scarso equilibrio tra gli strumenti utilizzati, questo in ogni modo non penalizza totalmente il risultato che offre comunque delle canzoni bellissime e degne di nota, su tutte "You Will Become", "High Hope" e "The Storm, It's Coming". Insomma, l'impronta distintiva di Glen è ben evidente, ma forse le aspettative erano troppo alte e dopo canzoni di immensa bellezza come "The Moon" o "Falling Slowly" ci si aspettava qualcosa di più. Il bagaglio stesso di questo straordinario artista penalizza la sua recente produzione e l'errore è sicuramente in chi lo ascolta e non in lui. Intendiamoci, l'album in questione è bello e ben strutturato e non passa giorno in cui non ringrazi qualche divinità per averci donato quest'uomo, ma manca quel "qualcosa in più" a cui ci aveva abituati. Comunque io continuerò ad ascoltarlo, nel caso sia uno di quegli album che folgorano dopo molti ascolti, e spero vivamente che lo sia.


Ma l'anno non è ancora finito e continuo ad "ascoltarmi attorno" per cercare una traccia, una rivelazione, qualcosa di emozionante, che riesca a raggiungere questi livelli, o magari a superarli. Se i Maya avranno ragione, almeno la fine sarà accompagnata da dell'ottima musica!

   

giovedì 15 novembre 2012

Leggendone: Narcotica

Uno degli scatti realizzati da Scotti inserito nel libro

Il libro che oggi vi voglio consigliare, Narcotica, scritto dal fotografo e giornalista Alessandro Scotti, vuole essere, come il titolo stesso suggerisce, “una mappa delle vie della droga nel mondo”. 
Narcotica è un libro potente: il racconto di un viaggio lungo una pista che si snoda lungo diversi continenti (America, Asia e Africa) attraverso giungle tropicali, deserti e altipiani, caserme fatiscenti , carceri, avamposti militari in mezzo al nulla, villaggi fortificati, rovine. Alessandro Scotti ha minuziosamente documentato, in un reportage che ha dello ‘stupefacente’ corredato da immagini drammatiche e spesso sanguinose, un viaggio durato sei anni lungo le rotte che solcano paesaggi impraticabili per portare una merce preziosa e proibita in Occidente. Contadini, trafficanti, guerriglieri, pirati, spacciatori, consumatori, funzionari, guardie di frontiera, polizia, paramilitari, eserciti: è un’umanità varia, a volte contrapposta, spesso disperata, impegnata in una battaglia senza esclusione di colpi sia che si tratti di guadagnare pochi spiccioli, una dose o ingenti fortune, quella che trova spazio nelle pagine di Scotti. Pagine che ci raccontano di un universo mutevole, variegato e sfuggente. Attraverso il racconto in prima persona, l’autore ci conduce in luoghi e contesti leggendari (il Triangolo d’Oro, la cordigliera delle Ande, l’Africa occidentale, l’altopiano iranico, la frontiera tra Pakistan ed Afghanistan, i Caraibi) e ce li illustra attraverso una serie di aneddoti e riflessioni, brani di conversazioni, scatti rubati prima e dopo gli spari o le corse disperate per mettersi in salvo.


 “Mondi clandestini, incontri, corruzione, scontri e violenza lungo le vie del narcotraffico, il più globale dei mercati. Sei anni passati inseguendo il dragone: ripercorrendo le strade della merce più preziosa al mondo dall'Afghanistan alla Colombia, dai Carabi alla Birmania.” Un libro fotografico d’inchiesta, che illustra e racconta come la droga sia allo stesso tempo strumento di sopravvivenza, ossessione, motivo di vita, merce di scambio e ago della bilancia di delicati equilibri politici. 





lunedì 12 novembre 2012

EXTRAS: L'oroscopo di Novembre

Gli strumenti usati dalla nostra astrologa



Ariete

Tagliare i rapporti di netto non è stata un’ottima idea. Provate a rifletterci prima che sia troppo tardi. 

Toro

Sarà difficile far quadrare i sogni con la realtà. Accanirsi potrebbe rendere la cosa ancora più insopportabile; pazientate. 

Cancro
Sarete un po’ annoiati e questo inciderà sui vostri rapporti, ma cambiare le cose dipende da voi. Tenete a bada l’aggressività. 

Leone

Farfalle nello stomaco e notti insonni. Sarà amore? 

Vergine

Il lavoro è importante, ma non esagerate. Prendetevi un po’ di tempo da dedicare agli amici; tornerete più carichi di prima. 

Bilancia

Ci sono nuove opportunità in vista. Tenete gli occhi bene aperti e non fatevele sfuggire. 

Scorpione

Avete ripreso con grinta tutti gli impegni. Aiutate chi è rimasto indietro a tenere il vostro passo; vi sarà riconoscente. 
Gemelli drogati

Gemelli
Avete i vostri metodi ma questo mese dovrete fare i conti con un altro modo di affrontare i problemi; sarà illuminante.

Sagittario
Siete soddisfatti del vostro lavoro. Le ricompense non tarderanno ad arrivare. 


Capricorno
Avete nuovi traguardi da raggiungere. Le capacità non vi mancano; darete prova di quanto valete. 

Acquario
Molte cose sono cambiate in meglio; manca solo un ultimo balzo e il cerchio sarà completo. 

Pesci
Ci sono persone che avranno bisogno di voi. Trovate il tempo di stargli vicino nonostante gli impegni. 


venerdì 9 novembre 2012

UOLCMEN: Galeotto fu lo streaming: Deftones "Koi No Yokan"


Vi ricordate da bambini, la spasmodica attesa del 25 Dicembre per scartare i regali? Io lo ricordo come fosse ieri, e forse sono stati gli unici giorni della mia vita in cui mi sono alzata con piacere alle 7 del mattino di mia spontanea volontà. La sensazione era un misto di felicità, affetto, ingordigia e nello sfondo si diffondevano i colori e i tessuti dell'Inverno, nell'aria odore di cannella e chiodi di garofano. Ho ancora queste sensazioni scolpite nella mente. Bene, oggi 9 Novembre 2012 quelle sensazioni si sono ripresentate a chiedere il conto, e non potrei essere più felice di così. Il mio Natale da adulta non sono più i doni, i pacchetti colorati, sono le cose che mi fanno emozionare, oggi ho scoperto una cosa che mi ha fatta entusiasmare come una bambina:" Koi No Yokan" dei Deftones.
Ho dato vita a questo putiferio per un evento che sicuramente non dirà niente ad una buona parte di voi, ma chi come me ha un amore incondizionato verso questo gruppo fenomenale non potrà che essere d'accordo con me.
Si sa, i Deftones sono molto particolari, o li si ama o li si odia, ma difficilmente lasciano indifferenti. Io li amo incondizionatamente dal '98, o forse era il '99 (non ricordo) quando fui folgorata da "Around the Fur", album di rara bellezza. Da allora la nostra storia d'amore non si è ancora conclusa e ogni volta che esce un loro album mi sento come una bambina eccitata per la magia del Natale.
I nostri, come al solito, sono stati dei Signori e hanno reso disponibile l'album in streaming qualche giorno prima dell'uscita ufficiale. Lo trovate a questo link: http://www.rollingstone.com/music/news/deftones-unleash-angst-and-tension-in-new-album-koi-no-yokan-premiere-20121108
Inutile dire che l'ho già ascoltato parecchie volte e ho ormai un'idea ben precisa del lavoro.

Foto del mio archivio personale.
Collegno (TO) 22-06-2010
Ma andiamo con ordine. Già da un mese circa sono disponibili le tracce
"Leathers" e "Tempest", più qualche registrazione demo di "Rosemary". Mica scemi i ragazzi; hanno reso pubbliche tre tra le canzoni più belle della nuova fatica, ma anche le altre non sono da meno. Questo ha creato una certa agitazione tra i fan che si sono trovati a contatto con delle canzoni validissime ma come al solito diversissime da quelle presenti nel precedente album. "Diamond Eyes" ci aveva lasciato nel 2010 con una sensazione appagamento addosso, c'era tutto: melodia e rabbia, amore e odio, tenerezza e crudeltà; non male per essere il sesto album. La sfida con la nuova fatica era difficile, ma posso affermare che "Koi No Yokan" non delude le aspettative. Non continua il discorso del precedente album, è diverso, si muove su altri piani, è carico di contrasti e scarso di sfumature, anche se rimane sempre torbido, erotico e perverso come solo loro sanno fare (consiglio la lettura dei testi). Si, perché questa volta non ci sono sentimenti confusi e intersecati tra loro, quando pestano, pestano di brutto e quando vogliono essere teneri, viene quasi da piangere. L'equilibrio è pressoché perfetto. Gli strumenti seguono ognuno una proprio storia e rispetto al passato trovo più evidente il lavoro di Frank Delgado, dj del gruppo, che costruisce un tappeto sonoro eccellente su cui Stephen Carpenter adagia magie chitarristiche ispirate come non mai. La sezione ritmica è sempre precisa e funzionale al pathos delle singole canzoni, e Chino Moreno si reinventa costruendo melodie tortuose ed esplorando terreni su cui non si era mai avventurato prima (attendo la prova live che non mi perderò sicuramente).
Ci sono tracce con un ottimo mordente come "Swerve City", "Poltergeist" e "Gauze", ma anche soffuse melodie di transizione come in "Entombed" e "What Happened To You?", queste due canzoni, parecchio intrise delle sonorità dei progetti paralleli di Chino Moreno (Teem Sleep e i Crosses). Poi ci sono le canzoni che non lasciano scampo, quelle che rimarranno dei cavalli di battaglia come "Tempest", "Rosemary", e quelle dall'equilibrio perfetto come "Romantic Dreams", "Graphic Nature" e "Goon Squad".
Poi c'è lei, il capolavoro, la canzone che da sola vale l'acquisto dell'intero album: "Leathers", perla di rara bellezza, disperata, morbosa, feticista, indimenticabile.
Insomma, non ho ancora trovato un difetto in questo album, posso dichiarare senza vergogna che è un lavoro ispirato e bello, senza compromessi.

Foto del mio archivio personale, scattata a Collegno (TO)  il 22-06-2010



giovedì 8 novembre 2012

PREVIOUSLY ON #7


Le web serie sono un prodotto in costante crescita anche in Italia. Grazie all'accessibilità di attrezzature di buona qualità da parte di un pubblico più vasto, ormai chiunque (o quasi) può improvvisarsi regista, realizzare un corto, un videoclip, o una serie. Questo comporta inevitabilmente un incremento sostanzioso di materiale spesso scadente, ma, d'altro canto, anche un aumento di lavori autoprodotti di qualità invidiabile. E' il caso di tre web serie italiane: The Pills, Freaks!, Stuck - The chronicles of David Rea. Molto differenti sia come stile che come genere, questi tre prodotti hanno però in comune un target molto giovanile. 

Stuck
Stuck è una web serie che si differenzia sostanzialmente dalle altre due per l'utilizzo della lingua inglese: obiettivo dei creatori è infatti quello di renderla il più internazionale possibile. Ovviamente sono disponibili i sottotitoli per numerose altre lingue. Stuck è, se vogliamo, la serie meno amatoriale: attori (alcuni italiani, altri inglesi) molto bravi, una regia composta, e una qualità davvero ottima. La trama non è particolarmente avvincente: è incentrata sulla vita di un consulente/manipolatore e sui suoi pazienti che cercano di superare un blocco. Ma, nonostante ciò, la serie è davvero ben pensata e i dialoghi, seppur a volte demenziali, sempre ben costruiti. Ha uno spirito glamour e sornione, che coinvolge e diverte. Un difetto, sicuramente trascurabile, è la sigla, che sembra uscita direttamente dagli anni '90.

Freaks!
Freaks! è un'altra web-serie davvero degna di nota: la seconda stagione è infatti prodotta anche da Deejay Tv. E' però quella che appare sicuramente meno originale: giovani ragazzi che si ritrovano da un giorno all'altro con dei superpoteri mezzo demenziali. Gli autori non nascondono sicuramente la forte ispirazione a Misfits, famosa serie inglese ormai arrivata alla 4° stagione. Gli attori sono bravi, molte scene sono divertenti, ma la sceneggiatura ogni tanto si perde e si fa fatica a seguire il filo. In ogni caso, un’ottima web serie! 

The Pills
The Pills si distingue fortemente dalle altre due per non avere una continuity tra una puntata e le altre (esclusi certi particolari che vengono a volte ripresi). Le prime puntate della prima, e per ora unica, stagione sono degli sketch veloci (3-5 minuti) e molto divertenti. Raccontano la quotidianità di un gruppo di ragazzi che convivono in una casa a Roma. Andando avanti con la stagione, grazie anche ai feedback raccolti sulla rete e sui social network, i ragazzi di The Pills ci prendono gusto e realizzano delle puntate che arrivano anche a 20-30 minuti, aumentando considerevolmente il livello della serie. Sicuramente da vedere le puntate "Amore tossico", "Fabio Volo" e "il buio oltre le Hogan". Queste tre web serie hanno in comune il fatto di essere un gradino sopra (qualcosa che si salva infatti c'è) la quasi totalità delle serie Italiane che vengono trasmesse quotidianamente in Televisione. Dategli una chance, non ve ne pentirete!




lunedì 5 novembre 2012

UOLCMEN: Trecentonove giorni ad oggi...

Lo Stato Sociale
Con il rischio di farmi disprezzare dalla Regina e dai potenti, mi inserisco controcorrente alle consuete tendenze musicali di questa rubrica (perdonatemi) e azzardo un articoletto sulle uscite 2012 dello scenario Italiano Cantautorale, Pop, Indie, Electro, Alternative-rock e bla bla bla che ho seguito personalmente. Scusatemi infatti se dimenticherò qualcosa per voi importante, per me è già strano dare consigli musicali. 
Parto moderatamente accontentando probabilmente tutti, con il cd che ha accompagnato la rifioritura dei denti ormai non più marci di Pier Paolo Capovilla, “Il Mondo Nuovo” del Teatro degli Orrori. Del cd, nel complesso eccellente, abbiamo già parlato in precedenza nel Blog, quindi non mi dilungherò più di tanto sulla peculiare voce nasale del succitato singer. Ma se per qualche arcano motivo non l’avete ancora ascoltato, rimediate subito, partendo da “Non vedo l'ora”, in assoluto la mia preferita e la prima consigliata. 

Se invece siete alla ricerca di un qualcosa di un po’ più inzuppato di elettronico, quest’anno gli Amor Fou hanno presentato la loro terza fatica “Cento Giorni Da Oggi”. Ok, sarò un po’ scontato nella scelta, ma se avete bisogno di allentare la tensione “Vero” è la canzone che fa per voi, o almeno con me ci riesce, grazie a un testo molto minimale e una chiusura strumentale azzeccatissima. Ora gli amanti di Moltheni saranno felici di sentirsi ricordare che il loro amato è tornato dopo l’annunciato ritiro dalle scene di tre anni fa. Ha solamente recuperato il nome di Umberto Maria Giardini e con “L'ultimo venerdì dell'umanità”, traccia di chiusura del disco “La Dieta Dell’Imperatrice” è riuscito veramente a impressionarmi se devo essere sincero. E’ una canzone intensa, quasi psichedelica, e di una qualità infinita. 
Cambiando nettamente genere passiamo ai 5 Bolognesi de Lo Stato Sociale. Sono stati, mia ignoranza, una gradita scoperta con il loro “Turisti della Democrazia” e credo che "Quello che le donne dicono" sia il modo giusto per entrare in contatto con questi ragazzi, concedetemi il termine, molto caratteristici. Basta vedere i loro Live sui colli bolognesi per capire che non si prendano molto sul serio. 
Ora, vorrei fare una lode a un gruppo che può piacere o non piacere, ma che a oggi è uno dei pochi che conosco a mettere online gratuitamente i loro cd dal sito ufficiale. I Fine Before You Came. La prima cosa che vi colpirà sarà lo stile particolare della voce, cosi ché fin dalla prima traccia del loro disco “Ormai” capirete inconsciamente se i 4 minuti di “Capire Settembre” potranno essere di straziante agonia o di tempo ben speso. 
Passando ad altro e visto che ormai tutti sparano sentenze su questo cd, toccherà anche a me dire la mia su “Piombo, polvere e carbone” dei Pan del Diavolo. Sarà che per le mie solite e terribili mancanze, l’ascolto di quest’ultimo lavoro si è quasi accavallato col precedente, ma non riesco a concordare sulle catastrofiche recensioni che si leggono per il Web. Qualcosa è cambiato, è vero, ma i conservatori tendono alla lunga a ritornare sui propri passi. “Libero” è una canzone dal mio punto di vista con un ottimo riff e un discreto testo, forse è anche la più vendibile dell’album ma vale la pena essere ascoltata se si riesce a distaccare un po’ la mente dal precedente “Sono all’Osso”. 
Rimangono fuori da questo trafiletto Brunori, Mannarino, Dente, Zen Circus, Le Luci e compagnia cantante, che hanno già dato lo scorso anno. 
Nobraino
Ma sono felicissimo di poter però annoverare nel 2012 il ritorno col terzo album in studio dei Nobraino. Il loro “Disco d’Oro”, posso sostenere senza paura di smentita, sia un opera eccezionale, che indubbiamente va ascoltato a ripetizione, a partire dal giorno della scoperta. Scelgo con difficoltà, tra le molte valide, “Il Mangiabandiere” come brano rappresentativo. Due minuti e mezzo carichi, strumentalmente completi, sul tema della guerra e di una gloria effimera e fugace. 
Passiamo all'illustre Vincitore del Premio Tenco 2012 per la migliore opera prima, Colapesce, con “Un Meraviglioso Declino”. Un disco che ha tanto e in certi testi anche troppo da dire, una soluzione può essere ascoltarlo con la benevolenza che si dà a chi ha ancora tanta strada davanti. “I Barbari”, pezzo al quale partecipa per gli arrangiamenti di fiati e archi Roy Paci ti soddisfa dal primo all’ultimo minuto, risultando abbastanza elaborato ma allo stesso tempo non eccessivamente snaturato dal contesto. L’elenco come ho accennato sarebbe lungo e non prendetevela, ma voglio chiudere con due nomi particoalri, DIMARTINO e L’Orso. Il primo si presenta con un intitolazione chilometrica “Sarebbe Bello Non Lasciarsi Mai Ma Abbandonarsi Ogni Tanto è Utile”, mentre il secondo propone un EP intitolato “La Domenica”, terzo di una serie, che racconta in modo inusuale la storia di un ragazzo alle prese con la dura realtà odierna. “Noi siamo gli Alberi” è la traccia d’apertura del protetto di Brunori, ha un testo schietto e ben leggibile, un omaggio vero alla musica Italiana, una canzone che appassiona fin dal primo ascolto. “Con i chilometri contro” di l’Orso invece racconta le difficoltà nell’affrontare un amore a distanza, per un ragazzo costretto a tornare in provincia proprio una domenica d’estate. In realtà avrei un altro cd e un'altra canzone da annoverare nella lista, forse quello che mi ha influenzato di più nei mesi caldi. “Il penultimo canto della Cicala” dei Nous Autres. Sarò ormai di parte, ma quanto mi hanno stressato questi qua forse neppure gli Zen Circus ci sono riusciti. Oltretutto “Nuda” neppure mi piaceva all’inizio...


Ecco la playlist:





giovedì 1 novembre 2012

Leggendone: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino


Il libro di cui vi voglio parlare oggi è “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” di Christiane F. 
Come si legge anche nella prefazione, questo romanzo nasce un po' per caso: i due giornalisti Kai Hermann e Horst Rieck incontrano per la prima volta Christiane a Berlino nel 1978 dove era chiamata a testimoniare per un processo. 

Hermann e Rieck si accordano con la ragazza per un intervista, ma alla fine l'intervista si trasforma in un progetto più grande che porta alla stesura appunto di questo libro. 
Christiane racconta la sua tragica esperienza con l'eroina iniziata all'età di tredici anni. 
La ragazza ci fa conoscere il mondo dei tossicodipendenti o, per usare una sua espressione, dei “bucomani”: un mondo di zombie, senza amore, senza amicizia, senza fiducia e dignità, un mondo fatto solo di dosi. 
Un libro crudo e forte, ma sicuramente importante da leggere sia da adolescenti che da adulti perché depura la figura del tossicodipendente dai luoghi comuni che lo dipingono come un mostro, un essere inumano da nascondere e da condannare senza pietà. 
“Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” invece ci fa capire quanto queste persone siano fragili , bisognose di un sostegno adeguato che purtroppo manca, e non di giudizi e condanne da parte di una società che tra l'altro è essa stessa madre di questi mali.