giovedì 31 gennaio 2013

ALTROVE: Cuzco y El Valle Sagrado de Los Incas (parte 2)

        Il profilo sulla roccia di fronte a Ollantaytambo
Arrivato a Ollantaytambo di ritorno da Machu Picchu, mi sono subito diretto dalla stazione al centro del paesino, ma prima di intrufolarmi nel reticolo di stradine che lo compongono ho deciso di visitare il sito archeologico che fronteggia l'abitato. Ollantaytambo è una delle 17 mete turistiche visitabili con il biglietto cumulativo chiamato “Boleto Turístico”, che per 130 soles (70 per i peruviani) permette di conoscere tutta la zona attorno a Cuzco nei minimi particolari. Arrivato alla biglietteria, però, erano finiti i biglietti, ma mi è stato permesso di entrare lo stesso (non avendo ancora visitato nessuna delle altre 16 mete, era ovvio che l'avrei dovuto comprare prima o poi). Anche a Ollantaytambo ho deciso di farmi accompagnare da una guida (anche qui in un gruppo di 5 persone), che mi ha condotto sulla faticosissima scalinata che conduce alla parte alta di questo che era una sorta di santuario costruito di fronte a un punto di riposo per gli eserciti dell'Inca. Il nome infatti deriva da Ollantay (nome proprio di un generale dell'imperatore Pachacutec) e Tambo (che significa, appunto, “luogo di riposo”). La leggenda narra che il generale Ollantay, grande combattente, si fosse innamorato della figlia dell'imperatore e l'avesse chiesta in moglie. Pachacutec, adirato per questa richiesta, anziché premiare il suo generale lo castigò. Tuttavia, il figlio di Pachacutec, l'Inca Yupanqui, cercò di rimediare a questa decisione del padre ordinando di costruire la cittadella in onore di Ollantay. Il sito archeologico è famoso soprattutto per il tempio dedicato al Sole, divinità principale per i Runa (letteralmente “uomini”, come si autodefiniva il popolo quechua) costituito da massi enormi trasportati da circa 7 km di distanza e mai portato a termine, e per un più piccolo tempio dedicato al culto dell'acqua. Interessantissimo è poi un antico magazzino di viveri che si trova sul versante montuoso situato di fronte al santuario: la sua originalità è data dal fatto che le rocce e la costruzione artificiale assumono la forma di un vecchio che porta sulle spalle una sorta di zaino. C'è chi dice che la montagna sia stata scolpita e chi invece sostiene che non vi sia stata apportata la mano dell'uomo, fatto sta che è facilmente riconoscibile un profilo umano.

                      Le mura tipiche nel centro di Cusco
Oltre al sito archeologico è assolutamente da vedere il piccolo paesino, che conserva ancora diversi edifici che uniscono stili architettonici dell'epoca incaica e della colonia: è infatti molto comune trovarsi di fronte a delle costruzioni costituite, nella parte bassa, da grossi blocchi di pietra (architettura incaica), mentre la parte alta è fatta di mattoni di terra e paglia intonacati (risalenti all'epoca coloniale e moderna).
Calato ormai il buio, ho dovuto aspettare per qualche ora la partenza di un taxi collettivo (che viaggiano solo a pieno carico) diretto a Cusco; per ingannare il tempo ho deciso di mangiare qualcosa: lo spuntino tipico e a poco prezzo delle Ande è il choclo con queso, ossia una pannocchia di mais bollito con un bel pezzo di formaggio. Ottimo, nutritivo ed economico.
Arrivato a Cusco dopo circa un'ora e mezzo di viaggio, ho dovuto cercare un ostello in cui sistemarmi; nonostante fosse ormai notte non ho faticato granché: Cusco è senz'altro la città turistica più importante del Paese e dunque abbondano alberghi e ostelli di ogni categoria; dopo aver scartato due o tre posti che non mi potevo permettere, mi sono allontanato un po' dalla Plaza de Armas, fino a che non ho trovato un posticino tranquillo ed economico.
L'indomani ho iniziato a visitare la città, iniziando dal Qorikancha, l'antico tempio dedicato alle divinità celesti, il centro della vita sociale e religiosa dell'impero incaico, nonché della città. Infatti, prima dell'arrivo degli spagnoli, Cusco aveva la forma di un puma, e il Qorikancha si trovava all'altezza del ventre del felino. Il suo nome significa letteralmente “cortile d'oro”, e pare che questo tempio fosse in gran parte coperto da giganti lastre del metallo più prezioso, che per il popolo quechua aveva valore solo in quanto ricordava loro il Sole, la maggiore fra le divinità. Questo oro venne fuso e versato come riscatto per la vita dell'ultimo inca, Atahualpa, sequestrato dagli uomini di Pizarro a Cajamarca. Per rimetterlo in libertà il popolo doveva riempire delle stanze enormi di oro e di argento. Inutile dire che i conquistadores non mantennero la parola e, nonostante il riscatto, fecero fuori l'ultimo imperatore.

                  Le maglie di Kenemèri viaggiano orgogliosamente
Tornando al Koriqancha, gli spagnoli, invece di distruggere quello che era un punto di culto fondamentale della città, decisero di trasformarlo e sostituire il culto pagano con quello cristiano, costruendovi sopra il convento di Santo Domingo.
Questo sito, essendo appunto un luogo di culto, non rientra nel “Boleto Turístico”, come del resto le altre chiese e come la Cattedrale, una delle due chiese situate nella centralissima Plaza de Armas (l'altra è la chiesa dei gesuiti), il cui biglietto d'ingresso costa 15 soles (compresa l'audioguida in varie lingue), ma che vale veramente la pena visitare.
Uscito dalla cattedrale è veramente imperdibile una passeggiata nel quartiere di San Blas, che si snoda su strette salitine nelle quali abbondano i laboratori di artigiani che creano oggetti unici e bellissimi (manufatti in lana, pietra, legno ecc.) a prezzi accessibili. In questa parte della città ho potuto ammirare la famosa “pietra dai 12 angoli”, che sintetizza la maniera di costruire edifici incaica, con l'incastro millimetrico di pietre (anche enormi) levigate ad arte per poter combaciare l'una con l'altra. A San Blas merita poi una visita il Museo della Coca, che spiega i vari usi rituali e sociali di questa pianta importantissima per la popolazione andina e nel cui negozietto si possono acquistare caramelle, dolci, cioccolati aromatizzati alla coca nonché “mate”, il tipico the andino, utilissimo per combattere stanchezza e il “soroche”, il mal d'altitudine, e altri vari prodotti creati utilizzando questa pianta, che nel mondo occidentale è conosciuta essenzialmente per lo stupefacente che se ne può ricavare attraverso vari processi di lavorazione.
Grazie al Boleto Turístico, si possono poi visitare alcuni dei musei della città come il Museo d'arte contemporanea, la casa dello scrittore Garcilaso de la Vega el Inca o, il più interessante, il museo d'Arte popolare. Per conoscere poi qualcosa in più sulla storia della città si può visitare il monumento all'Inca Pachacutec, che si trova non lontano dalla stazione degli autobus. Ma senz'altro ciò che più attira è girare per le viuzze dei quartieri storici, visitare i vari mercati popolari e conoscere le facce, il modo di vivere e la cucina tipica dei cusqueños. Sono tante infatti le specialità gastronomiche, le migliori, a mio avviso (abbiano pazienza vegetariani e vegani), quelle a base degli ottimi animali delle Ande. A partire dal Rocoto relleno (ossia un peperone moooolto piccante ripieno di carne macinata, arachidi e altre bontà), passando per la carne di alpaca (saporitissima) e arrivando al cuy (il porcellino d'india) al forno o fritto. Una delizia, che però spesso si trova a prezzi spenna-turisti (basta girare un po', tuttavia, e si trovano dei ristoranti magari poco chic ma nei quali si mangia ottimamente e a prezzi accessibili). Ovviamente, anche i non carnivori hanno però di che godere, con patate e mais di così tante varietà che in Italia possiamo solo sognarci o con cereali di vario tipo che si utilizzano per zuppe ottime e nutritive. Tra le bevande le scelte sono due: birra “cusqueña” oppure “chicha”, una bevanda ottenuta dal mais che viene poi fatta fermentare, che si beve normalmente in delle locande che si chiamano appunto “chicherías”.
Un piacevole diversivo prima di cena è senz'altro lo spettacolo di musica e danze tradizionali che ogni giorno viene realizzato al “Centro Qosqo de arte nativo”, che dura circa un'oretta e che si può vedere con il biglietto cumulativo.
 
La forma di puma di Cuzco e le 4 parti dell'impero Inca
La zona intorno alla città è la cosiddetta “Valle sacra degli Incas”, una zona ricca di testimonianze lasciateci dalla popolazione autoctona e costruite prima dell'arrivo degli spagnoli lungo la valle del fiume Urubamba. La mia intenzione era quella di visitare i principali siti in maniera completamente autonoma, spostandomi con taxi collettivi e autobus. Tuttavia, avendo scoperto che la padrona dell'ostello in cui passavo la notte faceva anche la tour-operator, mi son fatto convincere a fare delle escursioni di gruppo con autobus e guida; in effetti, facendo due conti, fra spostamenti e costo della guida in ogni singolo sito, sarebbe risultato molto più costoso fare tutto per conto mio.
Così il giorno dopo sono partito per il tour del “Valle Sagrado” (prezzo totale 35 soles); la prima meta è stata il paesino di Pisac, animata da un gigantesco mercato di prodotti vari: dai gioielli fatti con argento e pietre colorate, fino ai prodotti alimentari e agli immancabili oggetti d'artigianato. A qualche chilometro dall'attuale paese, c'è l'antica Pisac, una vera e propria cittadina che si arrampica sulla cordigliera a un'altezza di quasi 3000 m.s.l.m.. Da Pisac il tour continua verso Ollantaytambo (con una pausa pranzo nel paesino di Urubamba) che ho così potuto visitare per la seconda volta, ascoltando la spiegazione di un'altra guida. Da lì si torna poi verso Cusco, ma facendo prima un'interessantissima sosta nel paesino di Chinchero, nel quale si può visitare la stupenda chiesetta ricchissima di decorazioni (purtroppo, viste le condizioni non eccelse, non si possono fare foto all'interno, ma è veramente sorprendente). A Chinchero, inoltre, il tour prevede una sosta presso un laboratorio tessile artigiano gestito dalle donne di una famiglia numerosissima, che si dedicano a filare, tingere, tessere e realizzare stupendi maglioni, sciarpe, guanti e oggetti vari in lana di alpaca. Dopo aver offerto ai turisti un mate de coca che serve a stemperare il freddo andino, le signore effettuano una dimostrazione di tintura delle fibre, tintura che avviene utilizzando sempre colori naturali (estratti da piante, insetti e altri elementi della natura).
                       Le piccole pietre di Saqsaywamán
Il giorno successivo, dopo aver girato ancora senza una meta precisa fra mercati, mercatini e gli angoli più nascosti di Cusco, ho poi effettuato un secondo tour organizzato: stavolta le mete erano più vicine alla città, ma altrettanto interessanti. La prima tappa era l'avamposto fortificato di Saqsaywamán, a circa due km dalla città, una sorta di forte costruito a protezione di Cusco e che venne parzialmente distrutto dopo l'arrivo degli spagnoli, che usarono molte delle pietre che lo costituivano per la costruzione di edifici cittadini, fra cui la cattedrale. Dopodiché ho potuto visitare il sito di Tambomachay, che era una sorta di ostello per il riposo dell'imperatore e in cui c'è una serie di sorgenti d'acqua collegate con un modernissimo sistema idraulico; poi ancora l'avamposto di controllo chiamato Puka Pukara, e infine il sito di Qenqo, una sorta di santuario sotterraneo in cui si svolgevano cerimonie religiose e probabilmente operazioni mediche.
                                     Alpaca al pascolo
Per mancanza di tempo, non ho potuto visitare altri due siti: quello di Tipón e quello di Moray, che oltre ad essere una sorta di vivaio per la coltivazione di vari prodotti agricoli, era una sorta di polo scientifico carico di energie legate alla Pacha Mama.
Infatti il giorno dopo, a metà mattina ho intrapreso il viaggio di ritorno...altre lunghissime 24 ore di autobus in direzione Lima. Cusco è però un posto nel quale un giorno o l'altro tornerò, ne sono più che sicuro. La sua magia è tale che c'è bisogno di più di una visita per poterne apprezzare al meglio l'essenza. Chi mi accompagna?



4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci voglio andareeeeeeeeee!!!!! :) Prezzo del volo?

Pauer ha detto...

Cercando un pochino, in bassa stagione ce la si può cavare con circa 750-800€...con un po' di fortuna pure meno ;)

Pauer ha detto...

andata e ritorno eh

Anonimo ha detto...

Eh servono parecchi soldini...prima o poi riuscirò ad andarci :) grazie