lunedì 18 febbraio 2013

24effepiesse: Synecdoche, New York


Scrivere una recensione di un film senza sapere ancora se quel film ti è piaciuto o meno è una cosa difficilissima. Infatti, alla domanda secca: “Ti è piaciuto?” non so rispondere, perché mi vengono in mente motivazioni totalmente contrastanti.

Synecdoche, New York è scritto da Charlie Kaufman, lo stesso sceneggiatore di bellissimi film quali Il ladro di orchidee, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (vedi la recensione by kenemèri http://kenemeri.blogspot.it/2013/01/24effepiesse-eternal-sunshine-of.html ), Essere John Malkovich, eccetera, alla sua prima prova anche da regista. La firma indiscussa di questo talentuoso autore sono delle storie intricate e folli che scavano in profondità verso particolari aspetti della vita umana: il ricordo, la formazione e costruzione delle idee, l'autostima. Le trame sono quasi orpelli bellissimi costruiti sopra delle fondamenta di introspezione e autoanalisi.

Synecdoche, New York racconta la storia di un autore e regista teatrale, uno spettacolare Philip Seymour Hoffman, e della sua vita che gli si sgretola in mano. Un'ipocondria esagerata e la sua grande e smisurata Opera teatrale sono tutto ciò che gli rimane in una spirale autodistruttiva a senso unico.

Synecdoche è un film volutamente lento, è come una graduale discesa all'interno della vita di un uomo, con le giuste pause e le burrascose cadute. La Sineddoche, la figura retorica che indica una parte per il tutto: un'opera teatrale che soppianta la vita stessa, in un gioco/delirio di sostituzione e sdoppiamento surreali.

Una cosa è certa: questo film non può lasciare indifferenti. Non c'è speranza, non c'è via d'uscita, Synecdoche è un film di una tristezza unica.

Nomi o cognomi, città o espressioni hanno durante il film rifermenti non sempre nascosti. Ad esempio la città in cui è ambientata la storia, Shenectady, ha praticamente la stessa pronuncia del titolo del film. Lo stesso nome del protagonista Caden Cotard riprende il nome della sindrome di Cotard, una sindrome psichiatrica caratterizzata dalla convinzione illusoria di essere "morti", di avere perso tutti gli organi vitali o tutto il proprio sangue.
Il film, uscito nel 2009, in Italia non è ancora stato distribuito, ma poco male: si trovano senza fatica i sottotitoli per gustarsi appieno questo delirante lungometraggio.

Concludo riportando un interessante stralcio di intervista da parte di Wired a Kaufman:
Adaptation (Il ladro di orchidee) o Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello) avevano, alla fine, una valvola di salvataggio, un concetto intelligente che la gente capiva. Non c’è nulla del genere in questo film, cosa che è più simile alla vita. Le cose volano via e vanno fuori di testa e l’essere incomprensibile sembra il processo dell’esistenza. Questo è quello che mi sono proposto di esplorare. Non so. Forse non è una buona idea per un film.






5 commenti:

Jo ha detto...

Da vedere!! :)

Unknown ha detto...

Sembra molto serio.. Se poi i sottotitoli son fatti bene sarà ancora meglio che vederlo in Italiano!

Camilla Fois ha detto...

Io ho amato a dismisura sia Adptation che Eternal Sunshine of the Spotless Mind e mi sono piaciuti parecchio anche Essere John Malkovich e Confessioni di una Mente Pericolosa... insomma assolutamente da vedere!
Grazie per la segnalazione Dà, non sapevo neanche che fosse uscito questo film, mea culpa!

Davide "boldraker" Boldrini ha detto...

Se volete ve lo passo, non è facilissimo trovarlo...

Camilla Fois ha detto...

Si si passa pure, io lo vorrei proprio vedere! :D