martedì 4 giugno 2013

UOLCMEN: Recensione Black Sabbath "13"

Oggi 4 Giugno 2013 è una data storica, dopo 18 anni arriva (per ora solo in streaming) il nuovo album in studio dei Black Sabbath: "13". Probabilmente nessuno ci credeva veramente, io per prima, ma i nostri "vecchietti" preferiti ci hanno stupiti con un poderoso nuovo album di metallo colante!
Già da stamane ho letto in giro per il web i primi giudizi e per ora si dividono in due macrocategorie: chi li ha stroncati e chi ha gridato al miracolo. Le stroncature arrivano quasi tutte dai soliti critici-pseudointellettuali-radical-metal-chic che passano il loro tempo a farsi le pippe ascoltando i Dillinger Escape Plan ( che per la cronaca piacciono anche a me); il miracolo invece è stato invocato più o meno dai soliti vecchiardi nostalgici che pensano di vivere ancora negli anni '70\'80. Non prendetemi per snob, anche perché penso di appartenere un po' ad entrambe le categorie. Ma quindi vi chiederete, la verità sta nel mezzo? Si e no, in realtà io sono ancora in un brodo di giuggiole metalliche, ma dovete capirmi: è il mio gruppo preferito di sempre!
Vado subito al sodo, l'ho già sentito parecchie volte, ed è assolutamente una bomba. Nessuna via di mezzo, dopo 43 anni di carriera i Sabs sono ancora capaci di scrivere la Storia, e lo fanno fottutamente bene, anche se con un certo autoreferenzialismo, che oggettivamente si possono permettere.

L'album in questione non è un capolavoro, sia chiaro, ma è un atto d'amore per il mondo della Musica e per i fans, perché ciò che si può trovare al suo interno non è altro che un'accozzaglia di riff dal sapore nostalgico e tenuti insieme da una perfetta base ritmica ricamata sulla voce più statica e riconoscibile di sempre. Il capolavoro reale è riuscire dopo tutti questi anni a emozionare con queste componenti che ormai da tempo non sono più originali e innovative. Presumo che una buona parte di noi abbia almeno un momento significativo della propria vita legato a una canzone dei Sabs, deve essere così per forza, anche se non vi piacciono conoscete "Paranoid" e "Iron Man", e scommetto anche che dopo aver letto questi titoli vi state canticchiando in testa i memorabili riff di queste piccole perle. Penso sia inevitabile, i Black Sabbath sono parte della memoria storica di ognuno di noi.
Detto questo, il mio giudizio non si basa esclusivamente sui sentimenti ( ho fatto a tempo a vedere l'uscita di altri 3 loro album, per cui l'elemento sorpresa è affievolito) ma sulla qualità; fondamentalmente è l'album migliore che potessero sfornare con questa formazione e in questo momento storico. Al suo interno c'è tutto: emozione, violenza, doom, sentimento, richiami al passato, vita e metallo.
L'album si apre con "End of Beginning" ( il titolo è già un programma) e il primo riff ci fa entrare subito nel mood dell'album facendo tornare i più nostalgici di noi alle sonorità del mitico omonimo album del 1970. L'incedere è lento, emozionante, carico di pathos. Ozzy ci mette del suo dando vita ad un'ottima performance, come non si sentiva da anni. La forma-canzone è classicamente sabbathiana: lento, intermezzo veloce e melodicissimo, assolo con un groove de' paura, nuovamente lento e via così per 8 minuti buoni. Segue il singolo "God is Dead?" che si presenta con un arpeggio mnemonicamente ineccepibile, la linea vocale si presenta ottimamente confezionata, il ritmo rimane sui binari e il ritornello si marchia a fuoco in maniera istantanea nella nostra mente. La canzone in sé è buona, ma non la migliore.

Belli photoshoppati!
La terza traccia è "Loner" e se prestate attenzione al riff portante non potrete non pensare a "N.I.B.", questo è il primo richiamo alla precedente produzione che ho scovato con questi ascolti preliminari (non li ho scritti tutti perché sono innumerevoli). Inutile dire che il ritmo è trascinante e perfetto nella sua semplicità, una canzone senza dubbio riuscita. Andando avanti prende vita la ballad di questo "13", ovvero "Zeitgeist", dal sapore retrò e mi ricorda parecchio "Planet Caravan", procede lenta e con degli arpeggi eterei e sofisticati.
La canzone che segue è, per ora, una di quelle che mi sono piaciute di più: "Age of Reason". Basso e batteria giocano su un midtempos perfetto e Tony Iommi ci regala una linea chitarristica splendida, Ozzy risulta pure grintoso. Tra le toptrack dell'album.
"Live Forever" e "Damaged Soul" proseguono bene il discorso delle canzoni precedenti con un mix strumentale magistrale e una buona media di suoni azzeccati. La seconda ha dei tratti che mi ricordano vagamente quella "The Wizard" che tuttora rimane una delle canzoni più belle dell'Universo ( perdonate il trasporto, ma ci vuole!).
L'album si chiude in maniera perfetta con "Dear Father", a mio parere, la canzone più bella di tutto "13": bel riff, bella linea vocale a tratti graffiata, il basso di Geezer è assassino e Tony si cimenta addirittura in ottimi armonici. Ma proprio alla fine c'è una sorpresa per tutti i fan: l'intro di "Black Sabbath", quasi a ribadire che questo sarà probabilmente il testamento della band.
La prima volta che ho completato l'ascolto mi sono seriamente emozionata ( veramente anche la seconda e la terza volta) per molteplici motivi, ma uno dei principali sono questi suoni: non riesco a scinderli dalla mia infanzia, non posso, quindi la nostalgia e il ricordo hanno giocato un ruolo essenziale nella formazione del mio giudizio.
Tirando le somme posso dire senza timore che "13" è un album splendido, che i Sabs sono in forma artisticamente parlando, ci hanno consegnato un album che sembra quasi voler ricordare al mondo chi sono i veri re del Metal, e noi dovremmo essere tutti ben disposti a riconsegnare lo scettro a chi ne detiene i diritti.